“Perché diciamo sì a Unipol-Fonsai”
Intervista al presidente di Finsoe, Marco Pedroni: “Cooperative pronte a investire su un progetto industriale importante”
"L’interesse delle cooperative ad un’eventuale acquisizione di Fondiaria-Sai da parte di Unipol ha motivazioni di natura industriale e non speculative o finanziarie. Salvare un’importante impresa italiana, oggi in grande difficoltà e dar vita al secondo gruppo assicurativo del paese è un obiettivo in cui crediamo, che siamo convinti possa portare a risultati e vantaggi. Dico questo nell’ottica di investitori stabili quali noi siamo, che guardano al medio e lungo periodo. Si tratta di una operazione complessa e impegnativa; le cooperative di consumatori presenti in Finsoe hanno spalle sufficientemente robuste per fare la loro parte, senza che ciò comporti distrazioni rispetto alla nostra attività caratteristica e alla capacità di offrire convenienza ai soci e alle famiglie".
Sono questi i punti chiave del pensiero di Marco Pedroni, presidente di Coop Consumatori Nordest ma in questo caso, presidente di Finsoe, Finanziaria dell’economia sociale, ovvero la società (all’89,1% partecipata da cooperative delle quali oltre il 50% sono cooperative di consumatori) che a sua volta detiene il 51% circa di Unipol.
La complessa vicenda Unipol-Fonsai (vedi la scheda qui sopra) è aperta ormai da qualche mese e su di essa sono chiamate a pronunciarsi diverse autorità di controllo (Consob, Isvap e Antitrust). Ma pur tenendo conto di modifiche che il progetto potrebbe ancora subire ed anche che non si creino tutte le condizioni per realizzarlo, con Pedroni abbiamo provato (in base alla situazione nota al 20 febbraio ndr) a capire le motivazioni sulla base delle quali le cooperative coinvolte hanno ragionato intorno a un progetto di acquisizione così impegnativo.
Partiamo dall’inizio, dallo spiegare ai soci Coop che ci leggono perché questa operazione è stata ritenuta una occasione da cogliere?
Devo partire da una premessa. Unipol è nata quasi 50 anni fa proprio per volontà della cooperazione, nella convinzione che offrire polizze alle famiglie fosse una attività pienamente coerente con la nostra missione mutualistica. Dunque, per noi, valutare uno sviluppo in questo settore non può certo essere considerata una novità. A questo va aggiunto che non stiamo parlando di una normale operazione di mercato, ma del salvataggio di una grande impresa italiana, che ha quasi un secolo di vita, che ha milioni di clienti, migliaia di dipendenti, agenti e piccoli azionisti. Ad oggi, se non interverrà Unipol questo gruppo potrebbe avviarsi alla liquidazione, con uno smembramento, o all’acquisizione del controllo da parte di gruppi stranieri. Non credo che così verrebero difesi al meglio gli interessi di tutte queste famiglie e operatori. E che si tratti di un salvataggio mi pare sia evidente anche dagli atti delle autorità di vigilanza e controllo.
E se spuntassero offerte alternative a quella di Unipol?
Se qualcuno fosse intenzionato a proporre, alternativamente al nostro progetto, un’offerta di acquisto su Fonsai lo può certamente fare. Nelle ultime settimane alcuni gruppi finanziari stanno interessandosi a Fonsai. Come ha fatto Unipol ritengo sarebbe importante che questi gruppi esplicitassero in modo tarsparente le motivazioni e il progetto che intendono perseguire. Non escludo neanche che nel corso del percorso si possano trovare partner interessati a investire insieme a noi. È una operazione complessa e impegnativa, che per altro ha già subito modifiche per noi positive rispetto alla prima versione, per esempio escludendo acquisti diretti e bonus alla famiglia Ligresti. Ma se non si parte dal fatto che si tratta di un salvataggio non si capisce il resto…
Ma torniamo al merito: perché dai soci cooperativi il progetto Fonsai è stato giudicato interessante?
Perché attraverso questa fusione siamo convinti si possa creare un valore economico importante. Certo per poterlo creare serviranno tempo e progetti industriali adeguati, assieme a gruppi dirigenti competenti. Siamo convinti che in Unipol ci siano queste risorse che, nella loro autonomia, sapranno costruire questi sviluppi postivi. Ma c’è un’altra considerazione importante che serve a spiegare le ragioni che ci anno portato a essere favorevoli. Nel corso degli anni abbiamo fatto investimenti importanti in Unipol. Ora l’investimento aggiuntivo che dobbiamo sostenere, su un’operazione che complessivamente si aggirerà sui 2 miliardi, è nell’ordine di 300 milioni di euro di cui circa i due terzi verranno dalle cooperative di consumo. Riteniamo che il valore che si possa creare nel tempo sia più che proprozionale all’investimento aggiuntivo richiesto. Si tratta quindi di una operazione che, rafforzando Unipol, può consolidare l’insieme degli investimenti fatti dalle cooperative.
Qualche anno fa Unipol fu al centro del tentativo, poi fallito, di acquisire la Banca nazionale del lavoro. Quella vicenda suscitò polemiche e aspre controversie. Cosa c’è di diverso questa volta?
Il progetto è molto diverso da quello del 2005. Allora Unipol cercò di acquisire una banca e di costruire un gruppo bancario-assicurativo, incontrando molte ostilità e per la verità commettendo anche errori importanti; oggi il cuore dell’operazione è assicurativo.
Unipol ha avuto risultati importanti in questi anni, ma questa considerazione non coincide con gli andamenti in borsa del titolo…
Noi, come cooperative siamo investitori di lungo periodo e non guardiamo le quotazioni di borsa che oggi non rispecchiano certo il valore reale di una compagnia come Unipol. Solo investitori stabili, e le cooperative lo sono, possono fare questo ragionamento. Per noi è una operazione industriale e non finanziaria.
Operazione industriale sì, ma che richiede molte risorse, in una fase non facile per l’economia e le imprese. ..
L’operazione richiede una quantità importante di risorse, comunque neanche lontanamente paragonabile a quelle utilizzate per operazioni analoghe fatte prima dell’esplosione della crisi. Ricordo poi che le cooperative contribuiranno solo in parte, poiché interverranno anche altri soggetti sul mercato.
Che tipo di discussione e di processo decisionale c’è stato?
In queste settimane centinaia di cooperatori hanno discusso all’interno dei rispettivi consigli di amministrazione: di Finsoe fanno parte 41 cooperative. C’è stata una discussione intensa e ricca, con, ovviamente, anche valutazioni diverse che alla fine ha portato a un’ampia condivisione. E comunque, oltre a continuare a garantire il massimo ascolto ai soci, alla fine, ogni cooperativa sarà sovrana nel deliberare se partecipare o meno all’aumento di capitale di Finsoe per la propria quota a parte.
Ma per finanziare queste operazioni potrà essere utilizzato anche il prestito sociale?
Le rispondo che le risorse che verranno utilizzate non sono collegate al prestito da soci e verranno da fonti diverse. Nel confronto finora svolto, le posso dire che le grandi cooperative sono orientate a utilizzare risorse provenienti da disinvestimenti da altre attività. In più è utile ricordare che il prestito da soci oltre ad essere soggetto a norme di legge e regolamenti che impongono la raccolta non possa superare di 3 volte il patrimonio netto (e oggi il rapporto è inferiore a due), è regolato dalle cooperative di consumo da un regolamento interno ancor più restrittivo. Questo regolamento stabilisce, tra l’altro, che almeno il 30% del prestito sia in impieghi prontamente liquidabili. In realtà siamo abbondantemente all’interno di questo limite, con più del 70% del prestito impiegato in investimenti prontamente liquidabili. Siamo molto attenti e rigorosi nel dare il massimo di garanzie ai nostri soci prestatori.
Per i soci e le famiglie, a maggior ragione in una fase di crisi come questa, è importante sapere che questa operazione non distoglierà le cooperative dalla massima concentrazione sulla gestione caratteristica e sul garantire la massima convenienza…
Le cooperative di consumo sono tra le imprese più patrimonializzate in assoluto, grazie al fatto che gli utili nell’arco degli anni sono sempre stati reinvestiti in cooperativa. Dunque abbiamo spalle robuste e per questo siamo in grado di far fronte alle esigenze che abbiamo davanti a noi. E non c’è dubbio alcuno che le politiche di convenienza restano per noi fondamentali e continueremo a praticarle con la massima determinazione.
Dario Guidi