"Fornitori di beni pubblici"
Intervista all'onorevole Paolo De Castro: gli agricoltori e la Politica agricola comunitaria del futuro
Onorevole De Castro, c’è fermento intorno alla riforma della Pac (Politica agricola comunitaria). I sussidi saranno cancellati del tutto? Che sviluppi è possibile prevedere? Siamo entrati nel vivo del dibattito che ci porterà, nel prossimo anno, a ridefinire il quadro delle scelte di politica agricola comune dopo il 2013. Ci sono da affrontare nuove responsabilità e sfide globali di enorme portata. L’intensità della crescita economica ha prodotto un progressivo depauperamento delle risorse naturali e lo squilibrio tra sfruttamento e capacità di rigenerazione ha assunto un rilievo sempre più importante nell’agenda politica internazionale. A ciò deve aggiungersi la preoccupante incertezza del quadro finanziario. Con ogni probabilità, infatti, la riformulazione della politica agricola avverrà senza che siano state prima definite le prospettive finanziarie dell’UE. Inoltre c’è l’esigenza di individuare nuovi e più sostenibili criteri di distribuzione delle risorse finanziarie all’interno degli Stati membri. È in tale contesto che dovrà nascere la Pac del futuro. Gli agricoltori europei saranno chiamati a fornire alimenti, ma anche beni pubblici. Questo obiettivo non può che basarsi su un sistema di incentivi volto a premiare il ruolo ambientale e sociale dell’agricoltura, ma anche sulla costruzione di un sistema più competitivo, efficiente e votato alla qualità. Con ogni probabilità una maggiore attenzione sarà dedicata alla gestione dei rischi e, in particolare, a mitigare le conseguenze del fenomeno della volatilità dei prezzi, tema che sta mettendo a dura prova la capacità di tenuta di ampie fasce della nostra popolazione agricola.
Su quali cardini rilanciare i consumi interni, ma soprattutto l’export di ortofrutta? L’esperienza delle organizzazioni di produttori nel comparto ortofrutticolo ha rappresentato un vero e proprio modello di successo per l’agricoltura italiana ed europea, tanto che si è deciso di esportarla anche ad altri settori come il lattiero-caseario. Con il prossimo "pacchetto latte", infatti, gli strumenti utilizzati per il settore ortofrutticolo (come le organizzazioni professionali, l’interprofessionalità, le regole in materia di commercializzazione) saranno estesi dall’Europa anche al settore lattiero. Del resto, è ormai sempre più chiaro come la leva della qualità, tradizionale e straordinario ambasciatore nel mondo del nostro ricco patrimonio agroalimentare, rischia di essere mortificata nella nuova organizzazione dei mercati dove le relazioni di filiera richiedono volumi adeguati e capacità di tessere relazioni stabili con le fasi a valle. Questa situazione impone sforzi organizzativi che favoriscano l’aggregazione delle aziende e le aiutino a crescere migliorandone l’efficienza commerciale all’estero.
Moderna distribuzione, "spauracchio" o risorsa per i produttori?
L’agricoltura italiana si caratterizza spesso per le sue debolezze strutturali e organizzative che ne limitano fortemente le potenzialità. Ecco perché sono urgenti sforzi organizzativi lungo l’intera filiera produttiva, compresa una maggiore stabilità nei rapporti con la grande distribuzione. Per ridurre l’incertezza e incrementare l’efficienza lungo tutta la catena alimentare, il consolidamento e la stabilità delle relazioni di filiera tra le fasi a monte e la grande distribuzione rappresenta un’opportunità importante, da non farsi sfuggire. L’approvazione in Parlamento Europeo della relazione "Redditi equi per gli agricoltori: migliore funzionamento della filiera alimentare in Europa" è sicuramente un primo e importante passo verso una nuova legislazione europea che garantisca equità e maggior trasparenza nei rapporti all’interno della filiera agroalimentare.