Quando la laurea si eredita
Il peso delle condizioni di famiglia decsivo sul futuro dei giovani
La laurea? Si eredita. È un fenomeno che gli esperti chiamano "ascensore sociale bloccato", e che fa sì che la classe della famiglia di origine influenzi decisamente il futuro culturale e professionale dei giovani. Tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso l’ascensore era decisamente ripartito e in una famiglia di umili origini poteva spuntare un laureato. Oggi questo accade molto meno o non accade affatto. Perché sempre più spesso la scelta dell’università è legata al reddito familiare disponibile.
Secondo dati Eurostat la media dei laureati italiani (tra 25 e 34 anni) è del 19%. Ma il tasso schizza al 60% se passiamo a famiglie in cui i genitori sono in possesso della laurea. In buona sostanza, in Italia, i figli dei cittadini più istruiti hanno una probabilità sette volte superiore di raggiungere la laurea rispetto ai coetanei che vivono in contesti più deprivati.
Non solo. Secondo lo studio di Almalaurea che citiamo in queste pagine, infatti, fra i laureati di estrazione borghese sono più frequenti le lauree in medicina (9% contro il 3% dei figli di genitori operai) e giurisprudenza (15% contro 11%). A cinque anni dal conseguimento del titolo, sono significativi anche i differenziali occupazionali: più alta la quota di occupati tra i laureati delle famiglie borghesi (83% contro l’80% delle famiglie operaie); inoltre, sempre a cinque anni dalla laurea, tra i laureati d’estrazione borghese il guadagno mensile netto è di circa 200 euro in più dei "colleghi" d’origine operaia.
Ancora più paradossale lo stretto legame che si istituisce tra la laurea del padre e quella del figlio (maschio), ma solo in alcune discipline. Il 43% dei padri ingegneri ha un figlio laureato in ingegneria; così come il 42,7% di quelli laureati in giurisprudenza. Il 32,3% dei padri economisti indirizza il figlio verso la stessa laurea, così come il 31% dei medici. Cosa si dovrebbe fare per dare pari opportunità a tutti, eliminando quelle condizioni di svantaggio che impediscono uguali carriere? "Esiste certamente un problema di ordini professionali – spiega il prorettore di Bologna Nicoletti – al cui interno si tramanda la professione di padre in figlio. Poi è chiaro che oggi l’università ha meno risorse e dunque riesce a intervenire solo minimamente nei confronti degli studenti meritevoli in condizione di svantaggio economico. Noi ci proviamo, cerchiamo di dare un segnale importante alle famiglie, ma è poco più che una goccia nel mare". Per la cronaca, l’Università di Bologna, dopo Bari, è l’università meno costosa d’Italia e anche quest’anno non ha aumentato le rette.