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Povertà e diseguaglianze nemici da combattere

Povertà e diseguaglianze
nemici da continuare a combattere

Un miliardo e 200 milioni di persone vivono ancora con meno di 1 dollaro e 25 al giorno

Povertà e diseguaglianze. Anche se il mondo che vi abbiamo descritto in queste pagine è in rapido movimento e il peso di nuove realtà e di continenti sin qui considerati come poveri o in via di sviluppo sta crescendo a velocità impressionante, ci sono ancora nemici tenaci e pericolosi da combattere, come appunto povertà e diseguaglianze. Secondo la Banca Mondiale ci sono oggi al mondo 1 miliardo e 200 milioni di persone in condizioni di povertà esterma, che cioè vivono con meno di 1,25 dollari al giorno. Di questi, 44 milioni, si sono aggiunti nel corso del 2010 per colpa della crisi economica e dell’aumento del costo del cibo.
In più, anche le diseguaglianze, dentro ai singoli paesi, stanno aumentando. Un discorso che vale tanto per i paesi ricchi quanto per quelli poveri. La crescita del Pil infatti (nei paesi in cui c’è) è comunque un indicatore monco. Mari di statistiche confermano che la distanza tra chi ha molto e chi ha poco è cresciuta, e che la torta della ricchezza è sempre più in mano a pochi (in Italia il 10% della popolazione ne controlla il 45%, mentre per uno studio Credit Suisse, a livello mondiale lo 0,5% della popolazione controlla il 50% della ricchezza). Negli Usa il rapporto tra i salari più bassi e stipendi dei top manager è passato in pochi anni da 1 a 40 a 1 a 400. "Dal 1982 in poi la diseguaglianza è aumentata dappertutto. Negli Usa l’aliquota massima di tassazione per i più ricchi è scesa dal 60% al 36% – conferma Romano Prodi – Anche nei paesi in grande sviluppo come Cina o India la distanza ricchi-poveri sta aumentando. L’unico paese dove c’è stato un calo è il Brasile".
Ma torniamo alla povertà nel mondo, perché, pur nel grave quadro che abbiamo descritto, qualche buon passo avanti derivante dalla crescita delle economie di tanti paesi asiatici, sud americani e anche africani, c’è. Come spiega Marta Guglielmetti, portavoce per l’Italia della campagna Onu del millennio (la campagna delle Nazioni Unite a sostegno degli Obiettivi del Millennio in modo che questi vengano raggiunti entro il 2015. Tali Obiettivi si prefiggono di dimezzare la percentale di persone in povertà estrema, combattere le diseguaglianze di genere e l’HIV/AIDS, garantire l’accesso all’ istruzione primaria, all’assistenza medica ed all’acqua potabile): "dai risultati intermedi al 2010 verso il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio emergono importanti progressi su diversi obiettivi. Ad esempio il risultato di dimezzare la percentuale di poveri entro il 2015 potrebbe essere raggiunto se tutto proseguirà secondo i trend. Ma, pur in un quadro incoraggiante, va precisato che queste cifre vanno valutate con alcune precauzioni. La prima cosa che dobbiamo ricordare che molti degli Obiettivi sono stati definiti in termini percentuali e non di numeri assoluti, per cui la diminuzione delle percentuali deve fare conto con l’aumento della popolazione". Come valori di riferimento si sono assunti quelli del 1990 quando la popolazione mondiale era di 5,3 miliardi di persone, mentre oggi siamo ormai 7 miliardi.
"L’altra cosa fondamentale è che i dati vanno sempre valutati in modo disaggregato per singole aree regionali. Il peso di Cina e India, dove si sono fatti passi avanti enormi, rischia di falsare la prospettiva. Nell’Africa sub-sahariana la situazione resta drammatica. In particolare, se non guardiamo solo ai dati sulla povertà, scopriamo che su altri indicatori, come la mortalità infantile, la mortalità delle madri, il numero di malati di Aids gli obiettivi sono ancora ben lontani dall’essere raggiunti".
E noi europei e occidentali che dobbiamo fare, di fronte a questa fotografia piena di luci e ombre?
"C’è da rafforzare il senso civico e serve una battaglia politica per capire che la cooperazione allo sviluppo non è una carità che si fa quando le cose vanno bene. Paesi come Spagna o Inghilterra, che pure hanno fatto tagli ai loro bilanci pubblici, hanno congelato la percentuale di Pil destinata agli aiuti. In Italia invece siamo scesi a un misero 0,15% sul Pil contro un obiettivo della campagna Onu dello 0,5% al 2010 e dello 0,7% nel 2015. La cooperazione allo sviluppo fa parte della politica estera di un paese, ciò che succede in altre parti del mondo ci riguarda e contribuire a risolvere questi enormi problemi oggi ci costerà comunque molto meno che doverli poi affrontare domani". Info: www.campagnadelmillennio.it
 



Dario Guidi

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