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No cash. Usare il denaro di plastica in sicurezza



No cash

Ecco come usare il denaro

di plastica in sicurezza

 

Anche in Italia aumenta il numero delle persone che usano denaro elettronico e preferiscono bancomat e carte di credito rispetto al tradizionale borsellino pieno di monetine e cartamoneta. Nel 2008 le carte bancarie sono cresciute del 10% rispetto al 2007 (dati Abi), anche se il nostro paese è il fanalino di coda dell’Europa. Nonostante un leggero aumento, infatti, la classifica delle operazioni di pagamento effettuate con Pos per singolo terminale (+5,7%) mostra che l’Italia occupa l’ultima posizione rispetto ai principali paesi europei, con 677 operazioni effettuate, contro le 6.561 degli inglesi e le 4.811 dei francesi (dati Osservatorio sulle Carte di Credito Assofin). C’è da stupirsi di questo scarso appeal tra italiani e carte di credito? Certamente sì, perchè non c’è dubbio che i pagamenti elettronici siano più evoluti, efficienti, comodi e sicuri. “Non va sottovalutato un aspetto culturale – spiega Fabio Picciolini di Adiconsum, l’associazione di difesa consumatori e ambiente – visto che in Italia le prime carte di credito sono arrivate intorno al 1980. Scontiamo un ritardo culturale di almeno 50 anni e in generale la cultura finanziaria italiana è complessivamente bassa. Un gap che nei prossimi anni dovrebbe colmarsi. Talvolta, poi, le carte di credito sono piuttosto costose. Il tasso delle revolving (le carte che consentono di rateizzare il credito, ndr) può arrivare fino al 24% di interessi”. Ma non c’è dubbio che utilizzare la moneta di plastica offra dei vantaggi: rimane sempre traccia dei nostri movimenti; in caso di furto, le carte si possono bloccare immediatamente, mentre il contante è perduto per sempre; in caso di frode informatica o di clonazione, se viene esclusa la responsabilità del titolare della carta relativamente alla sua custodia e al suo utilizzo, vengono normalmente rimborsate tutte le cifre indebitamente prelevate da terzi. Non solo: alcune società emittenti hanno attivato un servizio che invia un sms sul cellulare del cliente ogni volta che la carta viene utilizzata. Un valido sistema di difesa che permette nel giro di pochi minuti di accorgersi di una eventuale truffa.

Nel 2008 su 74 milioni di carte in circolazione, i bancomat erano 29 milioni (+5% sul 2007), le carte di credito 33,5 milioni (+10%), le prepagate 4 milioni (+20%) e le revolving 3,6 (– 17%) Le carte attive, ossia che hanno effettuato almeno una operazione nel 2008 erano il 70% di quelle in circolazione (il 52% se consideriamo le carte di credito). Insomma, il tasso di crescita delle transazioni è rimasto basso (+0,4% nel 2008) certamente anche per colpa della crisi: prova ne sia che l’uso e la titolarità delle carte di credito si è maggiormente concentrata nelle fasce della maturità e dell’indipendenza economica. Il 56% dei titolari di carte di credito ha infatti un’età compresa tra i 31 e i 50 anni e solo il 13% è inferiore ai 30 anni. “Forse è anche per il loro costo – spiega ancora Picciolini – che le carte in Italia non sono diffuse come all’estero. Prendiamo le prepagate, ad esempio. Perchè devono costare così tanto? E se pensiamo che sono soprattutto in mano ai giovani, questo esborso è particolarmente incomprensibile, anche in riferimento a una corretta educazione all’uso del denaro”. Non è un caso che l’Antistrust abbia aperto una indagine conoscitiva sui costi delle prepagate offerte dal sistema bancario italiano.

C’è chi ritiene le prepagate molto più sicure per gli acquisti on line. Infatti, a frenare l’uso della “moneta di plastica” c’è anche il fatto che uno dei suoi utilizzi principali è l’acquisto via internet. E gli italiani, via internet, sono i meno attivi in Europa. Magari hanno anche ragione: un’indagine dell’Unione Europea che ha preso in considerazione 369 siti web che commercializzano prodotti elettronici ha scoperto che il 55% di questi presentano irregolarità.

Insomma, la paura di essere clonati, derubati, saccheggiati dei propri beni con strumenti elettronici e sofisticatissimi da occhiuti hacker è fondata. Ma noi possiamo fare molto per evitare fregature, dal momento che nascono spesso da nostre imprudenze. “Comprare o fare transazioni via internet è sicuro – spiega Picciolini – ma bisogna utilizzare i siti giusti, quelli con il protocollo https (che viene utilizzato per garantire trasferimenti riservati di dati nel web, ndr) e dove appare il logo del lucchetto sul lato destro della schermata. In questi casi l’utilizzo della carta di credito è protetto”. Un consiglio da seguire sempre è quello di tenere sotto controllo costantemente gli estratti conto della propria carta, in modo da poter immediatamente contestare eventuali frodi e farsi riaccreditare – come prevede il Codice di consumo – eventuali addebiti sospetti. Poi ci sono strumenti sicuri come PayPal, una modalità di micropagamento utilizzato nell’e-commerce, tramite il quale è possibile effettuare transazioni presso molti negozi on line. Chi ha una Visa può aderire a un sistema di verifica (Verified by Visa) che confronta le informazioni inserite on line con i dati registrati degli utenti, bloccando i pagamenti se non corrispondono. Altri negozi on line chiedono il cvc2, ovvero il codice formato dalle ultime tre cifre sul retro della carta: è un ulteriore sistema per controllare la validità della carta e per impedire utilizzi da parte di terzi.

Un altro rischio è quello della clonazione di credit-card e bancomat: “Può essere compiuta – spiega Picciolini – attraverso vari strumenti, dai più semplici, come una banale fotografia a distanza, oppure uno skinner, che consente di duplicare le carte, oppure da piccole videocamere che consentono di leggere il movimento delle mani mentre digitiamo il codice. Il problema vero è che spesso le clonazioni vengono scoperte con forte ritardo, quando ormai ci sono stati sottratti centinaia o migliaia di euro. Il consiglio da seguire in questi casi è quello di controllare con attenzione gli estratti conto. Anche perchè ormai i ladri di carte hanno capito che sottraendo grosse cifre si viene scoperti subito, e dunque rubano i 10, 20 euro”. Un’attività che rende, quella delle truffe ai bancomat: secondo il rapporto dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti sono aumentate del 149% nel 2008, per un importo totale di mezzo miliardo di euro.

Altro aspetto da tenere sotto controllo è quello della propria identità elettronica: il cosiddetto furto d’identità apre la strada a numerose vessazioni, non ultime quelle compiute attraverso il web. “È un reato in forte crescita – racconta ancora l’esperto di Adiconsum – e aumenta di circa il 40% ogni anno rispetto al precedente. Nel 2008 ne abbiamo registrati 25mila. Che significa furto di identità? Appropriazione di nostri dati sensibili per sottrarci cifre che possono essere anche molto elevate o acquisto a nostro nome di merci che non vogliamo affatto”. Come agiscono i ladri di identità? Saccheggiando la nostra spazzatura possono trovare vecchi estratti conto, bollette, informazioni fiscali. Possono banalmente rubarci il portafogli ed entrare in possesso di tutti i dati sensibili su di noi in un solo momento. Attraverso telefonate fasulle possono spacciarsi per impiegati di banca e carpirci informazioni importanti. Attraverso il cellulare possono inviarci sms che ci convincono – col miraggio di una vincita di qualcosa – a telefonare a numeri che ci carpiranno dati personali. Occhio anche ai siti internet, ovviamente, come abbiamo già detto. Penetrando in siti non protetti da protocolli di sicurezza (quelli https o col lucchetto in basso a sinistra) i ladri di identità possono sottrarci i numeri delle nostre carte. Bisogna anche stare molto attenti alle password di accesso ai conti on line, ad esempio: attraverso un trojan (cioè letteralmente “cavallo di troia”) il ladro di identità può trovarle e usarle al posto nostro.

Visto che sono tanti gli italiani che hanno un conto on line e operano via Internet (secondo l’Abi 14,5 milioni) vale la pena sapere che non bisogna rispondere mai a mail in cui la nostra banca o le poste ci chiedono le password di accesso ai nostri conti on line: si tratta sicuramente di phishing (cioè di un modo per avere i nostri dati) e conviene cancellarle subito senza neppure aprirle. Infine: attenzione ai social network. In tanti inseriscono imprudentemente molte informazioni su di sè. Utilissime a chi voglia rubarci l’identità.


Silvia Fabbri

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