Memorie dal confine più lungo
Alla Mole Vanvitelliana di Ancona dal 10 al 26 febbraio una mostra ricorda l’esodo degli esuli dall’Istria e dalla Dalmazia, con foto, pannelli, documenti, video e testimonianze
Una storia tragica, e spesso poco nota. È quella del massacro delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, che, dopo la Seconda guerra mondiale, ha visto 350 mila italiani che vivevano in Istria e Dalmazia fuggire dalle loro terre in cerca di una nuova vita.
Per riflettere su questi eventi, di cui il 10 febbraio si celebra il ricordo, Ancona ospita alla Mole Vanvitelliana una mostra con foto, pannelli d'archivio, documenti, video e testimonianze. Il titolo dell'esposizione, “Il confine più lungo – affermazione e crisi dell'italianità adriatica”, fa riferimento alla fascia che dalle Alpi Giulie scende lungo la costa dalmata fino alle Bocche di Cattaro: è infatti questa l'area in cui è avvenuto tra '800 e '900 il processo di formazione parallela e competitiva dei diversi sentimenti di affermazione nazionale.
L’inaugurazione della mostra si terrà proprio il 10 febbraio, alle ore 17.30, con una conferenza del professor Raoul Pupo dell'Università di Trieste, tra i maggiori esperti delle vicende storiche del confine orientale. Fino al 26 febbraio, la si potrà visitare dal martedì al venerdì, dalle 16.30 alle 19.30, e il sabato e la domenica, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 19. L’esposizione, già allestita a Rimini e sostenuta da Coop Adriatica, è a ingresso libero. Le scuole possono prenotare la visita tutte le mattine dal martedì al venerdì inviando un fax allo 071.2225035.
La scelta di portare oggi la mostra ad Ancona non è casuale: il capoluogo marchigiano, infatti, giocò un ruolo molto importante nella vicenda dell’esodo giuliano-dalmata, e il suo porto fu meta e rifugio per gli esuli dalle città di Pola e Zara.
Francesca Manicardi