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Lo scandalo diossina in Germania

Coop, garanzie e controlli contro
le diossine
l’allarme dopo lo scandalo
in Germania

Stampa e tv hanno dedicato grande spazio alla possibile contaminazione da diossina di uova – ovoprodotti e altri alimenti, in particolare carni avicole e suine, prodotte in Germania. La contaminazione è stata causata da oli inquinati miscelati nei mangimi. Di conseguenza le autorità tedesche hanno chiuso precauzionalmente numerosi allevamenti (oltre 4.700) per verificare il livello di diossina presente nei prodotti. Al momento in cui scriviamo le analisi sono in corso.
Per rassicurare i soci ed i consumatori italiani, è bene ricordare che, nei prodotti a marchio Coop, tutte le carni fresche avicole e di suino sono italiane. Anche le uova, non solo quelle a marchio ma tutte quelle vendute in Coop, sono italiane e da galline non allevate in gabbia. Anche gli ovoprodotti usati nelle produzioni interne della gastronomia sono da uova italiane.
Coop controlla il rischio diossine dal 1999 (quando ci fu la prima contaminazione su carni di suino provenienti dal Belgio). Da allora ha iniziato a richiedere ai propri fornitori oltre a una selezione delle materie prime, escludendo le provenienze più a rischio, un piano di controlli condotti attraverso l’INCA (consorzio interuniversitario nazionale "la chimica per l’ambiente" uno dei principali laboratori in Italia che si occupano del tema diossine), ha effettuato migliaia di analisi su tutte le filiere più esposte al rischio (latte, carne, pesce, molluschi e crostacei), investendo, complessivamente, quasi un milione di euro. Siamo certi che pochi possano dimostrare nel concreto di avere fatto altrettanto per prevenire e controllare il rischio diossine quanto Coop.
Con il termine "diossine" si fa riferimento a un gruppo di sostanze diverse che comprendono circa 210 composti. Tra questi ve ne sono alcuni (17) con caratteristiche di elevata tossicità per gli esseri viventi: si registrano effetti sulla pelle e sul fegato, soppressione delle funzioni immunologiche, effetti teratogeni e sulla riproduzione e, non ultimo, manifestazione di cancro. Si tratta di sostanze praticamente insolubili in acqua e che danno luogo a fenomeni di accumulo, cosicché le maggiori concentrazioni si ritrovano negli ultimi anelli della catena alimentare, specialmente nei pesci e nell’uomo. Le diossine sono note al grande pubblico perché responsabili della tragedia avvenuta a Seveso nel 1976, nello stabilimento della Icmesa. Le conseguenze furono disastrose: casi di ustioni, aborti spontanei, aumento dei casi di cancro, migliaia di animali morti, ma quel tragico caso fu un incidente industriale con emissione in atmosfera di elevatissime concentrazioni di diossine.
La quasi totalità delle diossine si forma come sottoprodotto indesiderato di diversi processi industriali, quali l’incenerimento di rifiuti, l’emissione dai forni dei cementifici, dai processi metallurgici, ma anche dalle combustioni domestiche di legna o di biomasse.
Questi composti tendono a depositarsi nel suolo e raggiungono così gli organismi animali, risalendo poi la catena alimentare e concentrandosi ad ogni passaggio. Si calcola che l’uomo finisca per assumere le diossine per circa il 90% attraverso gli alimenti, soprattutto di origine animale. Ovviamente l’accumulo è legato all’ingestione prolungata di cibi contaminati.
(di Claudio Mazzini, responsabile innovazione e valori di Coop Italia)

 

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