L’intervista: Roy Paci
Roy Paci, trombettista, compositore, tra i più creativi protagonisti della nuova generazione del jazz italiano è uno dei più raffinati interpreti di un suono che mischia echi di fanfare balcaniche, bande dal sud profondo e virtuosismi free. Ha appena pubblicato l’album, SuoNoGlobal con ospiti come Manu Chao, Sud Sound System, Rais e Caparezza.
Che dischi hai ascoltato di recente?
Ascolto musica solo in macchina, che per me è una seconda casa. E ho bisogno di melodie morbide, avvolgenti, per accedere ad una dimensione eterea. Quindi il bellissimo Lady in Satin di Billie Holiday. Poi l’ultimo triplo di Tom Waits, e Macaco, uno spagnolo errante con cui condivido l’amore per l’America Latina. Tra gli italiani consiglio Jandri, un giovane rocker di Padova. Ho prodotto il suo album d’esordio, Susak.
I film?
Ho una insana passione per Linch. Ho acquistato di recente il dvd Strade Perdute. Lo alterno al drammatico City of God, film brasiliano sulla vita poetica e senza futuro nelle favelas. Al cinema ho visto 300 e l’ho amato perchè riflette il mio periodo di innamoramento per il fitness. Ho letto tutto sull’allenamento estenuante al quale si sono sottoposti gli attori!
Quali libri porti con te nel tour?
Solo saggistica. Consiglio La Caffettiera del Masochista, di Donald Norman, sull’esasperazione, i paradossi e i contrasti. Poi Il Tempo Vissuto, di Eugène Minkowski, che descrive, dall’interno, la nostra crescita.
Altri acquisti?
Amo gli oggetti che esprimono la cultura popolare. In particolare le immagini sacre, l’iconografia della Madonna. Specie quella immortalata nei carretti siciliani. O quelle della devozione latino americana. In viaggio cerco sempre di visitare mercatini e negozi dimenticati.
Pierfrancesco Pacoda