L’intervista
Andrea Satta
Il nuovo disco dei Têtes de Bois, Goodbike, è un concept album. Un disco, come avveniva spesso con il rock degli anni ’70, che gravita intorno ad un tema.
Esplorato, raccontato in tutte le canzoni. La bicicletta, il viaggio, i sentieri da percorrere con il più ecologico dei mezzi di trasporto. Andrea Satta è la voce del gruppo. Lo abbiamo intervistato.
Andrea, quali sono i tuoi ultimi ascolti?
Su tutti, Ivan della Mea, la sua Antologia mi ha accompagnato negli ultimi mesi. Visione politica e capacità di catturare le sensazioni che arrivano dalla strada. Un artista, scomparso di recente, che invito a riscoprire. Poi, Leo Ferrè. Di questo grande cantante francese mi piace tutto. Sia i primi album, quelli dalla vena più intensamente malinconica, vicina al alla scena degli chansonnier, sia l’ultimo periodo, le composizioni più orchestrali. Tra gli italiani contemporanei, ammiro molto Daniele Silvestri. A mio avviso, è il nostro miglior cantautore, e sono convinto che debba ancora scrivere le sue canzoni più belle.
Quali libri hai letto durante la registrazione di Goodbike?
Ho avuto con me il bellissimo libro Mr. Tambourine, con tutti testi di Bob Dylan e l’introduzione di Patti Smith. Leggerlo mi trasporta in quel mondo “folk” americano che mi affascina sempre di più. Io amo la poesia, e leggo regolarmente tutte le opere di Edoardo Sanguineti. Il suo modo di creare versi potrebbe essere quello di un ragazzo, così ricco di “informazioni” dalla vita che viviamo. Sono una appassionato di cultura popolare e ho appena finito di rileggere la ricerca di Alan Lomax, L’anno più felice della mia vita: il resoconto del suo viaggio a metà degli anni ’50 in Italia, su un piccolo pullman alla ricerca di testimonianze di un sapere che è irrimediabilmente scomparso.
E i film?
L’ultimo film che davvero mi ha entusiasmato è Il Concerto di Radu Mihaileanu , una storia a tratti farsesca sui alcuni ex musicisti del Bolshoi caduti in disgrazia che prendono il posto del vero ensemble in un grande concerto a Parigi. Formare una orchestra, vederla nascere è sempre un avvenimento che mi rallegra. Una delle belle notizie che ci riconciliano con l’esistenza. Su dvd ho visto il concerto per Demetrio Stratos, ripubblicato da poco. Infine, quando li trovo, acquisto documentari di etnomusicologia.