Le liberalizzazioni possono attendere
Il governo annuncia di voler liberalizzare l’economia, ma sostiene che le nuove norme – presentate oggi – avranno bisogno della riscrittura dell’articolo 41 della Costituzione, quello sulla libertà d’impresa. Ciò significa che sarà necessario un anno e mezzo: tanto occorre per modificare una norma costituzionale.
C’è da chiedersi se le liberalizzazioni stiano davvero a cuore al governo visto che, intanto, ha smontato pezzo per pezzo i provvedimenti del cosiddetto pacchetto Bersani, cedendo alle pressioni di lobby e gruppi di potere. Di fatto, i Comuni stanno aumentando le tariffe dei taxi e la class action è praticamente lettera morta, inutilizzabile per grandi cause collettive che risarcire i truffati Parmalat e Cirio.
E le parafarmacie? È una delle norme che hanno funzionato meglio (ribasso medio dell’8,3% sui farmaci da banco, 7.000 nuovi posti di lavoro, 3.000 punti vendita aperti), consentendo reali risparmi per i consumatori. Eppure numerosi disegni di legge della maggioranza propongono il blocco di altre aperture e di interdire loro la vendita di farmaci da banco. Numerosi i disegni di legge in tal senso, con l’obiettivo principale di ripristinare, sostanzialmente, il monopolio delle farmacie.
Intanto Coop – che prosegue con l’apertura delle sue parafarmacie (all’interno delle quali il ribasso sui prezzi dei farmaci si aggira intorno al 20%) – sta cercando di lavorare sull’apertura di distributori di carburanti, promettendo un risparmio di 8-10 centesimi al litro.
Ma anche questa norma, che peraltro poche Regioni hanno applicato, sarà riscritta sulla base di un accordo del governo con le associazioni dei benzinai e le case petrolifere (e che ovviamente non favorirà i consumatori).