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La memoria corta di Esselunga


Il libero mercato e la memoria corta di Esselunga

La risposta di Coop alle polemiche estive finite sui giornali

 

Durante lo scorso mese di luglio, con una scelta tanto inusuale quanto costosa, Esselunga ha scatenato un’offensiva contro Coop acquistando raffiche di pagine pubblicitarie su diversi quotidiani, nelle quali si è autopresentata come vittima di trame politico-commerciali ordite ad arte. A questa campagna, Coop ha replicato ribadendo come Esselunga faccia riferimento a “storie vecchie, alcune concluse e altre nelle quali sono state ampiamente riconosciute dalla Magistratura le ragioni delle Coop. Di nuovo c’è solo un metodo scorretto di fare comunicazione commerciale. Se ci si chiede il perchè di questa campagna pubblicitaria, sorge il dubbio che possa trattarsi di una manovra diversiva, tesa a offuscare l’impatto di un altro tipo di comunicazione che Esselunga sarà costretta a far pubblicare a sue spese, e cioè la condanna inflitta dal Tribunale di Milano il 16 aprile scorso per aver agito in danno della Coop con mezzi sleali. Una condanna che si aggiunge a quella del giugno 2007 per trafugamento di informazioni commerciali ai danni di Coop e alla recente condanna dell’Antitrust per non aver informato il mercato dell’acquisizione di 59 nuovi punti vendita, nascondendo un’operazione di concentrazione in grado di alterare gli equilibri tra distributori. Strano poi che a lamentarsi della poca concorrenza sia proprio Esselunga che a Milano occupa il 51% del mercato, a Lucca il 62%, a Monza e in Brianza il 60%, a Lecco il 51%. È vero piuttosto che Esselunga limita la sua presenza in aree del paese a reddito medio-alto, astenendosi dallo svilupparsi in regioni meno fortunate, dove il rischio imprenditoriale è maggiore, e nelle quali Coop è invece impegnata a portare la sua esperienza di grande impresa sociale che non pensa solo al profitto. La politica non c’entra niente, c’entrano le regole del mercato e Coop tutelerà i propri diritti e i propri interessi anche verificando con l’Autorità garante della Concorrenza la correttezza della campagna pubblicitaria”.

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