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La cooperazione in controtendenza: la fiducia cresce dal 57% al 72%



Ma la cooperazione va in controtendenza

La fiducia cresce dal 57% al 72%

 

Le Cooperative sono uscite positivamente dalla “nebulosa identitaria” (così la definisce il rapporto SWG) che le aveva circondate fino a qualche anno fa quando la vicenda Unipol-Bnl ha fatto passare nell’opinione pubblica una rappresentazione di un mondo cooperativo tutta tesa a descrivere Legacoop come una qualunque lobby affaristica, un potentato economico come gli altri, una sanguisuga che rubava i soldi della gente. Qualche imprenditore concorrente della Coop improvvisatosi scrittore, l’ha poi buttata in politica. Ma in sostanza, il racconto che è stato fatto sulle Cooperative in quegli anni ha contribuito a creare l’immagine di qualcosa di cui pareva impreciso il profilo valoriale, inadeguato il ruolo competitivo, censurabile e ambiguo il presunto collateralismo con la politica.

«Inutile negarlo – dice Giuliano Poletti, presidente di Legacoop –. A cavallo degli anni Ottanta e Novanta c’è stato un momentaneo appannamento dell’idea cooperativa che sembrava incapace di dare risposte moderne ed efficienti in un mercato sempre più dinamico e globale. Il pensiero unico neoliberista impregnava delle sue ricette l’intera società e sembrava ormai anacronistico il ruolo di un’impresa diversa, con i suoi valori di mutualità, solidarietà e soprattutto con il suo sguardo proteso sui tempi lunghi della storia e non su quelli corti dell’utile immediato». A questa momentanea crisi di identità si sono aggiunti altri aspetti come l’attacco di Tremonti alle agevolazioni fiscali e la vicenda Unipol-Bnl. Ma negli ultimi due anni la fiducia nelle Cooperative è in forte ripresa. Nel 2008 era al 57 per cento oggi è schizzata al 72 per cento, mentre la fiducia nelle imprese di capitale è rimasta ferma al 49 per cento.

«La Cooperazione coinvolge milioni di persone, è una realtà viva, reale, concreta, quindi c’è un pezzo dell’Italia che conosce le cooperative e sa che cosa significa acquistare prodotti, ottenere servizi, per questo alla fine l’opinione pubblica ne ha una valutazione positiva – commenta Enzo Risso, direttore di SWG –, in più la crisi ha fatto intendere che il mercato capitalistico così com’è non va, perchè un sistema senza anticorpi interni non funziona, mentre altre forme di impresa come le Cooperative sono ritenute più attente ai bisogni veri delle persone».

Il dato forse più problematico è che, nonostante sia aumentata la fiducia e la reputazione delle Cooperative, scende dal 59 al 51 per cento la percezione di dinamismo. «Non è un calo importante, ma sarà bene che i dirigenti ne tengano conto», conclude Risso.

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