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“Imparare dagli errori. Ma è la scelta giusta”

"Imparare dagli errori. 
Ma è il nucleare la scelta da fare"

Intervista a Chicco Testa del Forum Nucleare Italiano

Dopo il sisma in Giappone, è possibile pensare all’energia nucleare come a una tecnologia sicura per produrre energia?
Ciò che sta succedendo in Giappone è molto più grave di quanto si potesse immaginare. L’incidente nucleare, anzi, gli incidenti che si susseguono senza fine, lasceranno conseguenze ancora in larga parte purtroppo imprevedibili, per moltissimi anni. Deve riconoscerlo senza esitazione e per senso di responsabilità anche chi come me, e tanti altri, è convinto sostenitore dell’utilità dell’energia nucleare. Ma far finta di nulla e ritenere che le cose possano continuare senza cambiamenti sarebbe da sciocchi o da irresponsabili. Insistere nel dire che nulla cambia nei programmi decisi, sarebbe stato un errore non all’altezza delle richieste che oggi, giustamente, vengono dall’opinione pubblica. Personalmente credo che l’energia nuclare continuerà ad avere un futuro. Nei paesi che già la possiedono e nei paesi in cui si realizzaranno reattori nucleari di concezione sempre più avanzata. Ma siamo a un giro di boa che non può essere sottovalutato. Può essere l’occasione per immaginare un percorso che porti a un’Agenzia di Sicurezza sovranazionale, come la NRC americana. Avanzi il governo italiano questa proposta. Occorre quindi tempo per decidere con coscienza e cautela: per fare un bilancio ragionato di ciò che successo in Giappone, per imparare dagli errori, per fare una valutazione del livello di sicurezza degli impianti esistenti, per verificare gli standard delle future tecnologie.

Quale dovrebbe essere l’iter della realizzazione delle centrali nucleari italiane? E dove verranno fatte, visto che le Regioni italiane non le vogliono?
L’iter per la costruzione di nuovi impianti avrà inizio quando il Governo presenterà la ‘Strategia nucleare’, un documento programmatico in cui saranno definite le linee guida per il rilancio del nucleare nel nostro Paese, oltre a dare gli indirizzi di base per la tutela ambientale e la protezione dalle radiazioni.
Un momento importante sarà la definizione dei parametri tecnico-ambientali: si tratta di una serie di criteri che permetteranno l’individuazione di aree considerate ‘potenzialmente idonee’ ad ospitare nuovi impianti. Subito dopo, si passerà alla fase di certificazione e autorizzazione unica per un sito specifico, su richiesta dell’operatore. Due momenti in cui un passaggio fondamentale sarà la consultazione con le Regioni e gli enti locali, a cui si intende dare maggior risalto con le modifiche proposte dal Governo per il decreto 31/2010, che regola tutto l’iter. Questo per tener conto della recente pronuncia della Corte Costituzionale, che ha chiesto di rendere il parere delle Regioni obbligatorio, seppur non vincolante, in fase di rilascio dell’autorizzazione unica, prima dell’intesa con la Conferenza Unificata. Il provvedimento correttivo dovrà, ora, essere esaminato dalle Commissioni parlamentari e dalla stessa Conferenza Unificata. Le modifiche in esame dovranno essere approvate entro il 23 marzo prossimo.

Chi è contro il nucleare sostiene che le centrali italiane nasceranno già vecchie. È così?
Parlare del tipo di tecnologia che verrà impiegato in Italia è forse ancora troppo presto, l’unica certezza però è che le centrali che verranno costruite nel nostro Paese saranno le più moderne. Si tratta di reattori di terza generazione avanzata che garantiscono un maggior sfruttamento del combustibile, quantità di residui estremamente ridotte a parità di energia prodotta e sistemi di sicurezza attivi e passivi. In particolare questo tipo di reattori vengono inseriti all’interno di un contenitore di calcestruzzo dello spessore 
di
 6
metri,
in
grado
 di
 resistere
 a 
eventi
 sismici
 di
 grande
 intensità e all’impatto con un aereo. In
questo
caso
l’impianto
subirebbe
danni
minimi. Nel caso in cui ci fosse un allarme diverso
 il
 reattore
 si
 spegnerebbe
 automaticamente.

È vero che l’Italia non ha altra scelta se non quella del nucleare?
L’italia dipende da combustibili fossili e dall’energia nucleare di importazione per circa l’80% del suo fabbisogno. è un problema storico che ci rende fragilissimi, come ci mostrano gli avvenimenti in corso nei paesi da cui abitualmente ci riforniamo. Ma per ridisegnare la nostra politica energetica c’è bisogno di un largo concenso e di lasciarci aperta, con senso di responsabilità, ogni strada per il futuro.

È vero che si troverà il modo per neutralizzare la pericolosità delle scorie?
Sotto questo punto di vista la tecnologia si è evoluta, tanto che le centrali di terza generazione avanzata producono quantità di residui radioattivi estremamente inferiori a quelli generati dalle centrali che utilizzano tecnologie precedenti. Basti pensare che ogni anno la quantità di rifiuti radioattivi prodotta è circa un millesimo di quella dei rifiuti industriali pericolosi che comprende sostanze estremamente tossiche come l’arsenico, il piombo, il mercurio e l’amian to. Oggi esistono poi vari metodi per mettere i residui in sicurezza e occorre tranquillizzare tutti sulla sicurezza di questi trattamenti. Ad oggi infatti non si è mai verificato nessun incidente causato dai residui radioattivi.

Costano meno le energie rinnovabili o l’energia nucleare?
Contrapporre le energie rinnovabili a quella da nucleare è un errore. Non si tratta di svilupparne una a discapito dell’altra ma di utilizzarle insieme per cercare di decarbonizzare la produzione di energia elettrica. Si stima che costruire una centrale EPR come quelle previste per l’Italia costi circa 5 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti i costi finanziari, quelli del combustibile, quelli per la manutenzione, il personale e infine i costi per lo smantellamento della centrale e per la gestione dei residui radioattivi. Si tratta di cifre certamente elevate, ma vanno spalmate sui 60 anni di esercizio della centrale e oltre. Si calcola che i ricavi derivanti dalla vendita dell’energia elettrica di una sola centrale EPR possano toccare i 50 miliardi di euro ai prezzi attuali di vendita dell’energia elettrica. Se invece i prezzi dei combustibili fossili, e quindi dell’energia elettrica, aumentassero sensibilmente, i ricavi sarebbero molto maggiori. Molti studi internazionali indicano che il costo di produzione dell’energia nucleare può essere indicato in circa 6 centesimi di euro per ogni khilowattora prodotto, un costo già oggi competitivo nel mercato italiano dell’energia elettrica.
 

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