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Il Coop Capitalism ci salverà

Il Coop Capitalism ci salverà

Noreena Hertz, economista e scrittrice inglese, docente alla Erasmus University di Rotterdam, ha portato il suo contributo all’Assemblea generale dei delegati di Coop Nordest con una lectio magistralis sulla crisi economica e finanziaria e su un modello di capitalismo open-source

Teorica  di una nuova visione del capitalismo, il Coop Capitalism, che si ispira all’esperienza delle cooperative, sostiene che l’uscita dalla crisi sia possibile solo adottando un modello economico basato sulla collaborazione e sulla solidarietà.
L’appuntamento di Coop Nordest con l’economista è diventato un’occasione  per discutere delle possibili soluzioni alla crisi economica e finanziaria. Nel passato il modello dominante è stato il Gucci Capitalism, quello di Ronald Reagan e Margareth Thatcher, secondo il quale i mercati si autoregolano e i governi devono essere animati da una fede incrollabile nei confronti del mercato, ritenuto non solo un efficace meccanismo distributivo, ma anche una garanzia di equità, giustizia e libertà.
In realtà, tutti i paesi che hanno adottato questa ideologia di mercato non hanno fatto altro che allontanare e contrapporre sempre più economia e giustizia sociale.
Non è un caso che la Hertz abbia deciso di riferirsi a questo modello economico con l’appellativo di Gucci Capitalism: “non avere l’ultimo paio di scarpe da ginnastica della Nike o l’ultima borsa di Gucci era diventato molto più vergognoso che avere debiti”. Il Gucci Capitalism è ben rappresentato da parole come successo, denaro, apparenza. “Il Gucci Capitalism era privo di veri valori, perché si focalizzava su un consumo dissennato, superficiale e a breve termine così come il suo stesso nome suggerisce”.
Secondo la Hertz, anche se non è possibile prevedere cosa succederà in futuro, “avanza un nuovo modello di capitalismo, il Coop Capitalism, fondato non più sulla massimizzazione del profitto per il singolo individuo ma sulla ricerca di soluzioni collaborative, su scelte che si preoccupano delle conseguenze sociali e ambientali di medio-lungo periodo. Il mercato non è più un totem, neppure negli Stati Uniti”.
Ha detto l’economista: “nel mondo si affermano nuovi Paesi, come il Brasile, che hanno adotttato modelli non appiattiti sul libero mercato. Si diffonde una nuova cultura, da cui nasce anche il successo dei social network, fotografia di un mondo che cerca soluzioni condivise. Il successo non va più misurato solo dalla dimensione del conto in banca, come nel Gucci Capitalism, ma da altri indicatori, come la felicità e il benessere collettivo.
Le imprese cooperative sono un modello vincente e hanno retto meglio delle altre imprese ai colpi della crisi mondiale perché sono la traduzione sul piano economico e sociale del Yes, we can di Obama.
Se tutti lo vorremo -ha concluso la Hertz- andremo verso una società dove sempre meno persone faranno la spesa da Gucci e sempre più persone faranno la spesa alla Coop”.
 
Informazioni: www.noreena.com

 

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