A Castel Volturno l’esperienza dei campi di volontariato organizzati da Libera, Arci e Coop: il lavoro di ragazzi provenienti da tutta Italia che hanno scelto di impegnarsi a fianco delle cooperative nate sui beni confiscati alle mafie
A Castel Volturno, il primo settembre scorso, erano in tanti per l’incontro che ha concluso settimane di impegno e di lavoro. C’erano i ragazzi arrivati da tante città d’Italia per contribuire a realizzare il progetto di un caseificio e di una fattoria didattica nei beni confiscati al boss Michele Zaza.
C’era don Luigi Ciotti, presidente di Libera, c’era Aldo Soldi, presidente di Ancc-Coop. E c’era Valerio Taglione, il presidente del “Comitato don Peppe Diana”, il prete ucciso dalla camorra. Con loro anche i rappresentanti delle forze dell’ordine e altri esponenti di primo piano impegnati nella lotta al crimine e all’illegalità che purtroppo ancora “inquina” quei territori. I ragazzi, entusiasti della loro esperienza nei campi di lavoro che li hanno impegnati dalla metà di giugno alla metà di settembre, hanno raccontato le loro storie sottolineando il significato etico e morale di un’esperienza nuova e bellissima.
«Da molti anni siamo a fianco di queste esperienze perchè c’è condivisione valoriale, voglia di legalità e spirito di solidarietà – ha detto Soldi –. Coop è stata essenziale nell’aiutare la commercializzazione dei prodotti che vengono da queste esperienze, ben sapendo che non c’è bisogno di una mozzarella in più negli scaffali dei supermercati. Per questo bisogna che questa mozzarella sia veramente buona oltre ad avere in più gli ingredienti fondamentali della fiducia e della legalità».
Un messaggio che è anche un impegno per il futuro accanto a tante persone per bene, soprattutto giovani, che non accettano il ricatto della camorra e la sudditanza nei confronti del potere mafioso. «Questa è un’esperienza che non si dimentica – ha aggiunto Soldi – perchè è un’esperienza di costruzione di futuro, sulla quale abbiamo deciso di investire, e questi giovani, che hanno partecipato ai campi, rappresentano un segnale di speranza. E ci dicono che se questo paese non investe sui giovani e sulla legalità non va da nessuna parte».
Un concetto che don Luigi Ciotti ha spiegato con una frase che ha l’efficacia di uno slogan: «Noi vogliamo coltivare la freschezza altrimenti stiamo freschi – ha detto Ciotti –. Abbiamo bisogno di prodotti freschi, dove fresco vuol dire sano, prodotto non avariato dalle contaminazioni criminali. Abbiamo bisogno di freschezza, di speranza, di responsabilità e di impegno civile perchè più lavoro vuol dire più dignità e più libertà». E a Castel Volturno c’è chi prova a voltare pagina semplicemente costru-endo un caseificio e una filiera biologica.
Sono stati selezionati e formati i cinque ragazzi che faranno nascere in questi giorni la cooperativa sociale “Le terre di don Peppe Diana – Libera terra Campania”. Andrea, giovane agronomo, spiega così la sua scelta: «Ho deciso di impegnarmi in un percorso orientato alla trasparenza, per questo mi sono catapultato in questo progetto e spero di riuscire a fare qualcosa di forte e di sincero qui, dove sono nato e cresciuto».
«Siamo qui anche per dimostrare che può esserci un modello produttivo diverso da quello esistente – ha poi aggiunto Mauro Baldascino, del Comitato “don Peppe Diana” –. Il fatto stesso di produrre un alimento biologico in una delle zone più inquinate d’Italia ha un significato speciale». Il significato appunto della pulizia e della legalità. Parole d’ordine all’insegna delle quali Coop sostiene tante altre esperienze come quella di Castel Volturno anche in Sicilia e in Puglia dove cooperative coraggiose hanno preso in mano le terre incolte e i beni confiscati alle mafie e li hanno resi produttivi creando ricchezza e lavoro pulito.