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Fai da te, molto più di una moda

 

Fai da te
Molto più di una moda
Dalle riparazioni in casa alla gestione del proprio conto in banca: non solo per risparmiare ma anche per una nuova filosofia di vita
Do it yourself! Fattelo da te! Se siete tra coloro che quasi con orgoglio, confessano di non saper fare alcunchè di materiale siete avvisati. Se siete tra quelli che quando incappano in una gomma bucata o nella lampada che ha smesso di funzionare, alzano le braccia al cielo e pensano che la vita stia procedendo verso sventura certa, sappiate che è ora di smetterla di bocciare con sprezzante sufficienza tutto ciò che è lavoro manuale. Perchè, sta ritornando “L’uomo artigiano”, per dirla con il titolo di un recente libro di Richard Sennett. Un libro che propone proprio questa figura come paradigma in ascesa del lavoro contemporaneo. E sono tanti i segnali che sembrano dargli ragione.
Lo si vede nelle pagine degli annunci dove rispuntano le offerte di riparazioni e di cucito. O anche nelle sale d’attesa dove compaiono di nuovo giovani donne (mica nonnine del secolo scorso) impegnate a fare la maglia.
Ma al di là delle impressioni empiriche sono tanti i dati che confermano questa tendenza: dall’esplosione del fenomeno degli orti urbani alla vendita dei prodotti per il bricolage, nuova passione montante degli italiani.
E se le vacanze fai da te sono ormai un fatto consolidato, stessa cosa sta accadendo allo shopping. Lo rivela una recente indagine condotta a livello europea da eBay, la maggiore comunità mondiale di compravendita on line, che registra incrementi a due cifre delle vendite generali su internet. Qualche esempio? +70% delle vendite di prodotti d’erboristeria un po’ ovunque e in Gran Bretagna e Germania, udite udite!, gli acquisti che hanno fatto registrare la crescita più rilevante sono quelli “legati agli articoli per la riparazione di scarpe (+97% in Inghilterra) e ai lacci per le scarpe (+80% in Germania)”.
Stessa tendenza anche tra gli utenti bancari. Da una recente indagine che l’Associazione Banche Italiane ha realizzato con Eurisko emerge che – sebbene rimanga ancora maggioritario il numero di clienti che preferiscono il rapporto faccia a faccia – cresce il numero di coloro, soprattutto giovani conquistati dalla tecnologia, che gestiscono le proprie operazioni via internet, bancomat, telefono.
Ma non è solo internet il protagonista del fai da te. Esistono fenomeni più complessi e terragni come il co-housing, con tanto di ristrutturazione partecipata della propria casa o l’autocostruzione di pannelli solari e mini impianti eolici.
Niente di già visto. Ci sono molti caratteri di novità rispetto a movimenti del passato. Non serve scomodare la cultura underground che, dagli hippy alla controcultura punk, promuoveva l’autoproduzione. Oggi il do it yourself smette d’essere pratica alternativa e diventa stile di vita nuovo. Il fenomeno è trasversale e interessa le più disparate comunità e i loro valori di riferimento: ecologia, salute, sobrietà, responsabilità
I motivi e le ragioni s’intrecciano e sovrappongono. Mentre fino a qualche tempo fa alcune dinamiche di consumo erano segmentabili per reddito e cultura, oggi dice il sociologo Francesco Morace, (vedi intervista nella pagina seguente) “le fasce di pubblico si mescolano” e il ritorno della cultura materiale si fa strada proprio tra coloro meno abituati al lavoro manuale.
Per anni si è disquisito sui nuovi lavori dell’economia della conoscenza: artisti, architetti, analisti di borsa, creativi d’ogni sorta e giornalisti per fare alcuni esempi di professioni post-industriali. Oggi invece, riscopriamo il rapporto concreto con la materia. Un rapporto capace di restituire senso al nostro fare e chissà, magari nuovo vigore al “made in Italy”. Del resto siamo il paese delle botteghe rinascimentali, dove il genio italico si è espresso con la maestria. Una parola quest’ultima, che rimanda ai maestri artigiani di un tempo, ma che riassume senso anche oggi. Perchè designa quell’impulso umano a svolgere bene un lavoro. Un impulso umano utile sia per essere cittadini partecipi di una comunità, che per i lavoratori della conoscenza: dal giornalista al programmatore informatico.
C’è anche una sorta di compensazione rispetto a un mondo dove il virtuale e l’immateriale rivestono sempre più peso. Una sorta di ritorno al concreto, al tangibile da affiancare a un mondo che si fa più etereo. Sono le contraddizioni della modernità dove convivono nello stesso condominio chi si prepara il dentifricio in casa e chi non riesce neppure a lavarsi l’insalata, chi coltiva l’orto sul balcone e chi non si fa a piedi neppure una rampa di scale.
Impara l’arte e mettila da parte recita un vecchio adagio. Oggi invece l’arte di fare qualsiasi cosa anzichè metterla da parte la metti e quindi la trovi su internet. Oggi “andare a bottega” significa collegarsi alla rete e vedere filmati fatti da nipoti che hanno convinto la nonna a svelare i propri segreti.
You tube il popolare canale di video su internet tracima di proposte e insegnamenti. Di veri e propri “tutorial” dove ti insegnano di tutto: da come fare il nodo alla cravatta, a come si preparano i piatti tipici pugliesi, dalla potatura di alberi da frutta ai segreti per farsi da sè l’orlo ai pantaloni.
Un mare magnum di proposte e suggerimenti che in rete sono indicizzati perlopiù con le espressioni “how to” (come fare) e con la sigla “DIY” (do it yourself appunto)
Ma l’autoproduzione non arriva solo dal mondo digitale. La rete per l’autocostruzione del solare termico ci prova da tempo, organizzando corsi dove si insegna e si impara a costruirsi pannelli solari per l’acqua calda, ma anche a valutare le dimensioni del pannello, la convenienza economica, le agevolazioni vigenti, le pratiche burocratiche da espletare.
Tante facce di un’Italia che sembra volersi rimboccare le maniche partendo dalle primarie necessità, l’alimentazione ad esempio.
“Quasi un italiano su cinque, secondo dati Coldiretti, fa la pausa pranzo sul lavoro portandosi il cibo da casa”. Le ragioni? Risparmiare tempo e denaro e garantirsi un’alimentazione di qualità o comunque direttamente controllata.
E se farsi pane, yogurt, liquori, marmellate, sottaceti in casa è ormai pratica diffusa, c’è chi si spinge un tantino più in là e cerca l’avventura del formaggio fai da te.
Non è ascetismo o neo pauperismo quello che emerge dalle dinamiche d’autoproduzione. Anzi, c’è una componente divertente tutta da scoprire e condividere, alimentata da nuovi stili di vita emergenti più improntati alla sobrietà e al prendersi cura delle cose: riparandole o creandole per il proprio uso e consumo.
Iniziative semplici ma di grande portata che passano lungo quattro direttrici: l’autoproduzione, la riparazione, il riciclo creativo e il risparmio. Quella saggia e salutare abitudine dei nostri nonni di prepararsi e ripararsi le cose, ma anche di non sprecare. Perchè accanto all’intelligenza della mano c’è anche quella del dito indice – tecnologia a costo zero di cui disponiamo tutti – da utilizzare per spegnere interruttori troppo spesso lasciati accesi.
“Consumare meno e meglio significa in un certo senso autoprodurre. Se riesco a farmi bastare due kilowatt e non tre equivale a autoprodurne uno” dice Marinella Correggia autrice di svariati libri e contributi sui temi del vivere con cura.
Il fai da te “a regola d’arte”, quello dell'”opera ben fatta” e non di quella “purchè sia fatta”, vuol dire, infatti, prendersi cura delle cose che ci circondano oltre che di se stessi.
Significa riscoprire il lavoro fatto con intelligenza e conoscenza capace di ricostruire – attraverso una sorta di dialogo serrato tra problema, immaginazione e praticabilità di una soluzione – il nesso intimo che esiste tra mano e testa. E scoprire magari che dovere ecosociale e piacere personale possono coincidere.
In un mondo che tende a separare e dove la scissione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale è affermata un po’ ovunque, ricominciare a prendersi cura dei beni e degli oggetti che ci circondano, vuol dire anche ridare valore al nostro stare al mondo. “Le persone possono apprendere informazioni su di sè attraverso le cose che fabbricano” sostiene Sennet e perseguire così anche un importante momento introspettivo: “Fai da te”, ovviamente. (bibi@ilikebike.org)

Bibì Bellini

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