El purtava i scarp del running
Alla scoperta de pianeta delle scarpe per correre. Tipi diversi per prezzi diversi, pensando alla salute dei nostri piedi
El purtava i scarp del tennis. Le chiamavamo così, una volta, alla maniera di Enzo Jannacci, scarpe da tennis. O tutt’al più scarpe da ginnastica. Contava avere quelle con il logo "giusto", meno le performance sportive. Oggi le cose – nei negozi per giovani, che nel frattempo sono diventati negozi per tutte le età – sono almeno in parte cambiate. Se la moda, è vero, continua ad imperare e i ragazzi, dopo anni di running, hanno rimesso ai piedi d’estate e d’inverno le scarpe simil tennis, c’è anche chi sceglie calzature no-logo per ragioni etiche (contro lo sfruttamento dei lavoratori nei paesi di produzione del sudest asiatico) senza con questo sfigurare. Mentre per tutti gli altri, l’offerta si è a dir poco espansa e presenta prezzi in rialzo, visto che l’80% viene fabbricato in Cina, e soluzioni nuove ai "problemi" della modernità: ad esempio le anti-scarpe contro il mal di schiena, costruite per creare un’artificiale instabilità e migliorare così la postura, o le scarpe modellanti che tonificano i glutei facendo lavorare di più i muscoli, per un pubblico prevelentemente femminile a caccia della forma fisica.
Il mercato si è suddiviso tra i modelli da passeggio (urban, after hours, ecc.) e quelli per la camminata e l’attività sportiva. In mezzo le scarpe da running, nate per la corsa seria, con tanto di programma di allenamento, ma che nella versione più economica sono usate mattina e sera nella vita di tutti i giorni. Chi corre veramente o fa altri sport pedatori sceglie, invece, tra le running di fascia più alta e le scarpe specializzate per il walking (camminata), il fitwalking (camminata veloce), il nordic walking (camminata con bastoncini), il training (palestra), il jogging (corsetta saltuaria), l’outdoor (sterrato di montagna), il trekking (arrampicata) e altre categorie a volte furbescamente codificate per indurre i consumi, che strizzano l’occhio agli eserciti di podisti, camminatori e frequentatori di palestre dell’attuale società del wellness.
Una tale segmentazione obbliga ad avere idee chiare in partenza e qualche rudimento di biomeccanica per cogliere le differenze e confrontarle con il proprio piede: con la sua conformazione, il suo appoggio, lo stile di corsa, i risultati attesi. La scarpa è diventata una faccenda personale, soggettiva. Va studiata e provata sempre, alla ricerca di quella giusta. Sul sito di una nota casa sportiva giapponese, c’è un programma che esegue un’analisi di precisione per trovare il modello più adatto a ciascuno, con livello di ammortizzazione e di stabiiltà, stile di corsa in animazione e suggerimento finale del prodotto. Non troppo diverso dai test di un podologo che però, dalla sua, ha le strumentazioni e il contatto diretto con la realtà. A lui è sempre bene rivolgersi se si fa agonismo o si corre con il cronometro. In questi casi è importante combinare il sesso, il peso corporeo, il tipo di superficie, per decidere se la scarpa dev’essere più o meno stabile (per contenere il piede), ammortizzata (assorbire i contraccolpi), leggera (dare la massima velocità), scolpita nel battistrada (garantire aderenza).
Questioni di appoggio. Volendo semplificare, potremmo dire – rifacendoci all’autorevole rivista "Correre" – che ci sono tre tipi di scarpe da running, e parliamo di quelle performanti (una cinquantina le parti che le compongono). Le più pesanti e anche le più vendute sono le scarpe ammortizzate (da 300 a 400 grammi), o da allenamento, che preservano l’atleta da infortuni dovuti a eccessivi carichi di lavoro su lombi, tendini, ginocchia e caviglie. Per fare ciò presentano un buon dislivello tra retro piede e avampiede. Poi ci sono le scarpe intermedie (da 250 a 300 grammi), a mezza via tra gara e allenamento, indicate per chi fa maratone o prove di "resistenza". Hanno suole di densità differenziata, tallone rinforzato e sono più scariche sull’avampiede. Infine le ultraleggere (sotto i 250 grammi), per professionisti, che privilegiano la flessibilità alla protezione. Sono molto arcuate e prive di dislivello tra avampiede e tallone. Va sottolineato che la grammatura va sempre rapportata al peso corporeo del singolo. Quanto ai dislivelli – tipici delle running – essi sono dati dall’intersuola che, inserita fra suola e tomaia, rialza il calcagno rispetto alla parte anteriore determinando un maggiore o minore allungamento del tendine di Achille. Per la corsa su sterrato si vendono invece le trial running (dai 250 grammi in su), più rinforzate in punta e lateralmente e con il battistrada molto inciso. Diminuendo di velocità, ecco le scarpette da jogging che, se i chilometri sono pochi, devono essere confortevoli come quelle da walking e assecondare la rullata del piede. In più, essendo l’attrito superiore che nella corsa, anche molto resistenti.
Le mani sul portafogli, ecco i prezzi
scarpe da jogging prive di intersuola: meno di 50 euro
scarpe simil tennis: 50-70 euro
scarpe da jogging con intersuola: da 50 a 120 euro
scarpe da walking: 60-140 euro
scarpe da running: 50-200 euro
scarpe per postura e glutei: da 100 a 200 euro
I prezzi sono indicativi e soggetti alle variazioni del mercato
Claudio Strano