Coop, accordo sul carbon footprinting
Apprezzo molte delle scelte di attenzione all’ambiente che vedo contenute nei prodotti a marchio Coop, ma volevo sapere come Coop affronta, in termini strategici e più generali, il problema dell’impatto complessivo delle sue attività?
Giorgio Previtali – Como
Risponde Claudio Mazzini
responsabile sostenibilità, innovazione e valori di Coop Italia:
Per Coop, già da diversi anni, il punto è esattamente quello che lei ha evidenziato. E cioè cercare di avere su questi temi un approccio strategico e complessivo, che coinvolga, il più possibile, i diversi aspetti dell’attività.
Si tratta di un impegno che si arricchisce costantemente di nuovi elementi, come la firma, avvenuta a metà dicembre, di un accordo volontario con il Ministero dell’Ambiente per progetti di “carbon footprinting”. Coop, unica impresa della grande distribuzione, assieme a altre grandi realtà imprenditoriali del nostro paese (da Società Autostrade a Pirelli), si è impegnata così a promuovere progetti comuni, finalizzati all’analisi, alla riduzione fino alla possibile neutralizzazione dell’impatto sul clima nel ciclo di vita dei prodotti. Il carbon footprintig è – semplificando – il calcolo della quantità (espressa in tonnellate) di anidride carbonica e di altri gas emessi con potenziale “effetto serra” per arrivare a produrre un qualcosa o per compiere una determinata attività. Queste emissioni hanno un effetto climalterante, determinando l’aumento della temperatura globale, con possibili sconvolgimenti del clima. Dunque sapere quale sia il proprio impatto è preliminare a operare poi per ridurlo e per poter dare informazioni ai consumatori perché privilegino chi fa scelte coerenti con obiettivi ambientalmente sostenibili.
La firma del protocollo col Ministero dell’Ambiente è un importante riconoscimento al ruolo di Coop nel proporre politiche di sostenibilità anche in tempi di crisi. Solo per fare un esempio basta citare l’incremento delle vendite (+20% nel 2011) della linea bio Vivi Verde.
Ma l’impegno Coop per la sostenibilità è storia che parte da lontano. Potremmo citare, e siamo agli anni ’80, la lotta per ridurre i pesticidi in agricoltura e poi la riduzione dei fosfati nei detersivi. Arrivando a tempi più vicini, c’è la scelta di realizzare i prodotti a marchio riducendo gli imballaggi attraverso la politica delle “3R” (Risparmio-Riciclo-Riutilizzo). Negli ultimi due anni c’è stata la campagna “Acqua di casa mia”, volta a favorire un consumo più responsabile di questo bene prezioso; dopo pochi mesi è partita una seconda campagna volta a preservare i boschi e le foreste, con interventi su tutti i prodotti a base carta e legno.
La convinzione di Coop è che, a maggior ragione in tempi di crisi, le scelte di sostenibilità vadano programmate con attenzione e possano diventare una leva di competitività che aiuta anche a ridurre i costi. Nel 2006 Coop, prima al mondo a farlo, ha lanciato il programma Coop for Kyoto, invitando i fornitori di prodotto a marchio ad adottare azioni di riduzione dei consumi energetici con 141 aziende aderenti.
Stando ai punti vendita, Coop è intervenuta sul tema riscaldamento/raffrescamento/ventilazione adottando sistemi di regolazione automatica e interventi sulle caldaie. Sono stati realizzati punti vendita di nuova generazione (come quello di Conselice in provincia di Ravenna), in grado di ridurre i consumi energetici del 40%, e sono stati attivati oltre 50 impianti fotovoltaici di cui il più grande è quello sul tetto del magazzino di Prato (composto da 15.650 pannelli). Sull’illuminazione, fin dal 1997, sono state adottate nuove soluzioni e inoltre Coop è stato il primo grande distributore europeo ad aderire al progetto comunitario Greenlight per introdurre lampade ad alta efficienza.