Consumi, sei volte su dieci a scegliere è lei
Le leve dei consumi sarebbero in mano alle donne. Lo sostiene il rapporto “Women want more” della società di consulenza finanziaria Boston Consulting Group che, dopo aver intervistato 12mila donne in 22 paesi, ha concluso che la domanda di prodotti sarà sempre più influenzata dalle donne e che attualmente controllano gran parte del valore globale dei consumi, 11.800 su 18.400 miliardi di dollari. In Italia l’altra metà del cielo deciderebbe almeno 6 acquisti su dieci. Una percentuale destinata a crescere visto che il Boston Consulting calcola che i redditi complessivi in mano alle italiane aumenteranno da 100 a 340 miliardi di dollari. In più, le donne non decidono solo dei consumi quotidiani, ma sono le principali attrici della panificazione familiare, contraggono mutui e chiedono prestiti. Sono clienti più affidabili, più solvibili – e più attente a contrarre debiti – ma hanno maggiori difficoltà ad ottenere linee di credito o prestiti. Insomma, le banche continuano a pensare al maschile, a tutto svantaggio non solo delle donne, ma anche del loro stesso business.
L’economia italiana, complessivamente, stenta a riconoscere il ruolo delle donne, quando invece potrebbe essere proprio il “Fattore D” a dare slancio al paese e potrebbe fare da moltiplicatore di ricchezza, riequilibrando persino il sistema pensionistico. Secondo numerose ricerche, se in Italia si allineasse l’occupazione femminile con quella maschile, ci sarebbe un aumento del Pil pari al 22%. Ma purtroppo, secondo i dati Istat del 2009, il tasso di occupazione femminile, al 46%, il più basso dell’Unione Europea, è addirittura in lieve diminuzione.
Anche la politica continua a tenere le donne lontano dalla stanza dei bottoni. Nelle recenti amministrative si conferma la tendenza italiana ad avere una rappresentanza femminile indegna dell’Europa (13,9%), mentre la rappresentanza parlamentare è al 21% (il 18% in Senato) contro percentuali vicino al 50% per Svezia, Finlandia, Slovenia, Francia. Le donne ministro sono 5, di cui tre senza portafoglio. E, come al solito, sono relegate in ambiti ritenuti tipicamente femminili, come istruzione, ambiente, pari opportunità. In Francia o Spagna ci sono ministre dell’economia, della difesa, degli interni. Eppure è provato da diverse ricerche che le donne migliorano le decisioni politiche e sono portatrici di forti novità amministrative. Lo conferma una ricerca Bocconi – The gender of politicians and local public spending in Italy, di Alessandra Casarico e Paola Profeta – in cui si rileva che nei Comuni con maggiore rappresentanza femminile la spesa per istruzione pubblica, per biblioteche, per attività sportive, per assistenza agli anziani, viabilità e sicurezza dei trasporti, è maggiore. Un potente fattore di riequilibrio per il dissestato welfare italiano.