Consumi, priorità che cambiano
Famiglie sempre più propense a risparmiare e a ridurre gli sprechi. Ma senza rinunciare a qualità e salute. E per l’elettronica la crisi non si sente. Ecco come la crisi modifica le scelte. Anche per il domani
Il rapporto Coop 2010 su “Consumi e distribuzione”, presentato pubblicamente ai primi di settembre a Milano, è come un album davvero ricco di immagini e spunti per verificare come sta cambiando il nostro paese. Il tema centrale, come ha spiegato il vice presidente di Ancc-Coop Enrico Migliavacca, è l’impatto della crisi economica e le sue conseguenze sulle scelte delle famiglie e dei consumatori. Balza subito all’occhio come sul piano della disoccupazione a pagare il prezzo più alto siano i giovani.
Dal 2007, nella fascia tra i 15 e i 24 anni il calo di occupati è del 14,3%, tra i 25 e i 34 di un altro 10,8%. Cifre pesanti anche nella suddivisione per aree geografiche che vede il sud con un meno 4%, seguito dal nord-ovest con un meno 1%, da nord-est e centro con un meno 0,9%. A dimostrare la precarietà di tante nostre famiglie rispetto al resto d’Europa sono le cifre sul timore di non riuscire a pagare il mutuo o l’affitto (a rischio sono il 40% di intervistati), di non riuscire a garantire la cura dei figli (problema che riguarda il 21% contro una media europea del 12%) e di dover sostenere una spesa straordinaria di 1.000 euro (a rischio sono i 2 terzi delle famiglie).
In un quadro generale pieno di tinte fosche, non mancano comunque in segnali in controtendenza, anche se di diverso tipo. Da un lato, a conferma della straordinaria predisposizione degli italiani in tal senso, aumenta ancora decisamente la propensione al risparmio. Segno che la crisi modifica i comportamenti, induce a ridurre le spese, ma invita anche a una prudenza di fondo, cioè ad accantonare qualcosa in vista di un futuro ancora incerto.
Le altre “sorprese” sono nient’altro che la conferma di cambiamenti che comunque, crisi o non crisi, si stanno manifestando tra i consumatori e di priorità che si evolvono. Così l’elettronica di consumo (trainata da Tv Lcd +4,6%, palmari +3,1%, decoder +1,7% e netbook +0,7%) continua a crescere di peso. Ma crescono anche le spese per farmaci e sanitari (+6,6%) e quelle per servizi ricreativi e culturali (+3,4%). Cala invece tutto ciò il cui acquisto può essere rinviato (elettrodomestici -8,7%, mobili -7%, automobili -5,1%).
Una quota importante di consumatori (73%) conferma sì di aver modificato le proprie scelte a causa della crisi, ma aggiunge che questi cambiamenti resteranno anche dopo. Così se un 69% di intervistati spende meno per vestirsi, un 32% di questi dice che, anche a crisi finita, continuerà su questa strada. Se un 60% spende meno per l’intrattenimento fuori casa, un 22% dice che non tornerà indietro.
In tutto questo variare di umori si conferma che nell’impiego del denaro disponibile dopo aver soddisfatto i bisogni essenziali il risparmio è la prima scelta (37%). Al secondo posto vengono le vacanze (31%), seguite dalla ristrutturazione dell’abitazione (28%) e dall’intrattenimento fuori casa (26%).
Di grande interesse anche il dato relativo all’uso di internet. Se sul totale della popolazione l’Italia sconta un ritardo, tra chi usa internet quasi ogni giorno, sul resto d’Europa (40% contro il 60% del regno Unito, il 55% della Germania e il 50% della Francia), nella fascia tra i 16 e i 24, l’Italia raggiunge un 70% che è molto più vicino al dato degli altri paesi. E non a caso, i nuclei famigliari dove si utilizza abitualmente internet sono quelli che spendono in media 1.200 euro in più al mese. Dunque anche nell’accesso a questo mezzo le disponibilità economiche contano eccome.