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“Cellulari, niente allarmismi, ma in auto occhio alla gabbia di Faraday”

“Il problema dei campi elettromagnetici artificiali e della loro emissione a diverse frequenze è un fenomeno relativamente recente e dunque da studiare con la massima attenzione, anche perché il loro trend di aumento è molto veloce. Ma credo sia difficile, ad oggi, trarre conclusioni certe e definitive circa l’impatto del cosiddetto inquinamento elettromagnetico. C’è più che mai bisogno di una ricerca seria, pubblica e verificabile, non condizionata da una logica di profitto, specie per quanto attiene alle possibili conseguenze sul piano della salute, mantenendo come criteri ispiratori quelli del rigore e della cautela, ma evitando di fare allarmismo che spesso non è suffragato da riscontri oggettivi”. Parola di Maurizio Zoboli docente di Campi elettromagnetici alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena. Per arrivare a parlare di telefoni cellulari, Zoboli parte da un po’ più lontano. Si potrebbe dire da Guglielmo Marconi e dalla sua radio.
“Inizialmente sul nostro pianeta era presente solo quella che si chiama la radiazione cosmica di fondo, quella che deriva dall’esplosione del Big Bang che ha dato origine al nostro universo. Da Marconi in poi abbiamo iniziato a produrre apparati in grado di emettere onde elettromagnetiche con una frequenza di oscillazione sempre maggiore. Per capirci, quando parlo di 50 hertz, parlo di cinquanta colpi al secondo, cioè di una emissione elettrica di bassa frequenza che non si propaga. Nel corso di pochi decenni la ricerca scientifica ci ha consentito di aumentare la frequenza delle emissioni arrivando a valori impressionanti: ad esempio per i telefoni cellulari e altre apparecchiature di uso quotidiano viaggiamo tra 1 e 5 miliardi di oscillazioni al secondo, ma se prendiamo le fibre ottiche, lì si viaggia a 100 migliaia di miliardi. Mentre a basse frequenze a viaggiare sono elettroni, alle alte frequenze ci troviamo di fronte a fotoni cioè a luce, qualcosa che è privo quindi di carica elettrica ed è dunque meno pericoloso sul piano della salute”.
Cosa si può dire degli effetti delle onde sui sistemi biologici come il nostro corpo?
“Ricordando che anche noi funzioniamo sulla base di impulsi chimico-elettrici che partono dal cervello, le radiazioni influiscono in due modi. C’è un aspetto termico, cioè legato ad un aumento di produzione di calore. Se metto una mano nel microonde mi brucio. Ma anche se sto vicino a grandi parabole o ai ripetitori, il calore aumenta. Ma proprio questa percezione mi segnala il problema e mi consente di reagire. L’altro effetto, molto più difficile da valutare, è quello che si può verificare con basse potenze ma con possibili effetti sul lungo periodo. Il cellulare lo usiamo appoggiato alla scatola cranica e gli sudi dicono che l’energia, diffondendosi, si può focalizzare in alcuni punti con una maggiore intensità. Sono aspetti da approfondire. Ma qui servono studi e serie di dati su basi temporali di diversi anni. E ne abbiamo ancora troppo pochi. Ma certo ci sono precauzioni nell’uso del cellulare che si possono comunque adottare da subito”.
Può farci un esempio?
“Usare il cellulare mentre si guida è vietato ed è evidentemente pericoloso per questioni di sicurezza stradale. Ma c’è di più. Quando siamo in auto, la vettura produce un effetto che in fisica si chiama gabbia di Faraday, cioè ci isola dai campi elettrostatici esterni. Per questo il cellulare per uscire dalla gabbia è costretto ad aumentare notevolmente la potenza di emissione. Dunque usare il viva-voce o gli auricolari fa bene ovunque, ma in auto è assolutamente raccomandato. Oltre a evitarci di prendere multe”.
E in rapporto alle altre fonti di emissione che ci sono nelle nostre case (elettrodomestici, televisori, computer, modem e altre apparecchiature wi-fi), il cellulare come ci sta? Giusto preoccuparsi per lui o le priorità sono altre?
“In generale va spiegato che i cellulari lavorano su potenze basse, per evitare interferenze. Del resto ormai tutti abbiamo un cellulare in tasca e, basta pensare a situazioni della vita di tutti i giorni, se le potenze fossero più alte anche il rischio di interferenze sarebbe inevitabile, in ufficio, all’ospedale o mentre facciamo la spesa. Anche i sistemi bluetooth e wi-fi, ormai presenti in molte case, sono a potenze basse. Parliamo di pochi metri di campo d’azione. Anche per i televisori, con i nuovi modelli a schermo piatto si sono migliorate di molto le cose sul piano dell’irradiazione. Sicuramente altri elettrodomestici che si usano in casa sono più pericolosi. Aggiungo che se proprio dovessi dire di preoccuparsi per qualcosa indicherei gli impianti trasmissivi a grande potenza che stanno fuori dalle nostre case”.
Ma restando sui cellulari, ogni apparecchio ha un livello di emissioni diverso, quello espresso in Sar. Un dato che molti ignorano…
La potenza dei cellulari non dipende tanto dalla quantità di funzioni che hanno, ma dalle tipologie costruttive e dalle condizioni di trasmissione. Il valore in Sar che accompagna ogni cellulare esprime questa potenza trasmissiva. È un dato che è bene conoscere, anche se poi va messo in relazione con le modalità di utilizzo che ognuno fa del cellulare. A questo proposito farei un discorso generale di diritto all’informazione, che vale per la etichettatura di tutti i prodotti e quindi anche per i telefonini. Conoscere le loro caratteristiche è fondamentale. Per il consumatore, senza perdersi in allarmismi inutili, c’è una consapevolezza che deve crescere”.    

Dario Guidi

Tag: cellulari, wi-fi, smartphone, campi elettromagnetici

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1 Commento. Nuovo commento

  • Occorrerebbe creare una gabbia fi Faraday anche per l’ uomo.In particolare per la testa in quanto il maggiir pericolo per le onde elettromagnetiche.
    Basterebbe un berrettino metallico a forma di imbuto come quello del mago Oz dei cartoni animati per proteggerci da tutte le forme elettromagnetiche, sia in casa che nelle macchine

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