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Belle senza specchio

Belle senza specchio

Le “mirrorless” sono la novità più interessante tra le fotocamere digitali degli ultimi anni. Compatte ma con ottiche intercambiabili, offrono prestazioni professionali che si avvicinano a quelle delle reflex, pur rimanendo più leggere e maneggevoli

Non tutti sono disposti a portarsi in spalla borsoni pesanti dei chili riempiti di reflex e obiettivi vari, per scattare fotografie di un certo livello da mostrare agli amici. Non tutti, però, sono nemmeno disposti a rinunciare per questo ad ogni ambizione, ripiegando su una digitale compatta priva di ottiche intercambiabili e con altri limiti tecnici. 
A queste persone piacerà sicuramente la soluzione intermedia, semiprofessionale, che in realtà è qualcosa di più: stiamo parlando di una nuova generazione di fotocamere chiamate “mirror-less” (dall’inglese “senza specchio”, cioè senza un meccanismo riflettente interno) o più astrusamente anche “Evil” (Electronic Viewfinder Interchangeable Lens), acronimo che per gli anglosassoni suona come “malvagio”. Di malvagio, in realtà, le mirrorless non hanno nulla, piuttosto di furbo (un’idea salva-spazio che va incontro all’utente) che vale nel nostro paese secondo i dati di novembre un 3% del segmento di mercato, con le reflex che confermano anche a Natale il loro trend di crescita e le compatte e le bridge (compatte con zoom maggiorato fino a 48x) quello in calo.

La risposta delle mirrorless strizza l’occhio agli appassionati di fotografia  (in maggior parte giovani al primo acquisto, che si fanno consigliare in negozio) che ambiscono ad immagini di qualità ma senza fare “il grande passo” nel complicato mondo delle reflex. Rispetto a queste ultime le nostre, pur avendo un sensore più piccolo, vantano alcune prestazioni professionali simili, come i comandi manuali, una veloce messa a fuoco automatica e la possibilità soprattutto di intercambiare le lenti. E nello stesso tempo preservano le dimensioni, la leggerezza e la portabilità tipiche delle fotocamere compatte e ultracompatte. Si tengono, infatti, in una sola mano, sono l’ideale per fare foto di strada o colte al volo. Con questo “uovo di Colombo” – ottenuto passando per un mirino elettronico eliminato poi anch’esso in alcune apparecchiature, e con la riduzione dello spessore e delle dimensioni di tutte le componenti – le “senza specchio” hanno mosso in tre anni il mercato in particolar modo all’estero. Al punto che Canon e Nikon, quest’ultima già in testa in Italia nelle vendite, non sono rimaste a guardare mettendosi sulla strada inaugurata da Olympus e seguita da Panasonic, Sony e Samsung, ovvero il cosiddetto quartetto delle “micro 4/3”. La stessa Tamron, celebre per i suoi obiettivi, è scesa ora in campo con uno zoom autofocus 18-200 mm, specifico per questa tecnologia.
Visioni da Medioevo. La “zavorra” che è stata tolta e che resisteva dal Medioevo, dai tempi cioè dei primi studi sulla camera oscura, è quella dello specchio che rimanda l’immagine su un prisma il quale ce la mostra correttamente su un piano focale. Al suo posto c’è adesso un sistema elettronico sia per il display che per il mirino. Tutto, in tal modo, si accorcia e si riduce. Con vantaggi che riguardano la messa a fuoco a contrasto, l’assenza di rumori di scatto, la fedeltà del risultato finale (grazie all’adozione del “live view”) e, in virtù delle ridotte dimensioni del sensore, l’utilizzo di lenti più leggere e meno costose con un fattore di ingrandimento più alto. I contro di questa operazione? La limitata disponibilità di lenti aggiuntive (oltre all’obiettivo che è incluso nel prezzo), l’assenza di un mirino ottico, la lentezza della messa a fuoco, la possibilità di sporcare il sensore che viene maggiormente esposto durante il cambio di lenti. Nelle reflex digitali i sensori sono come detto più grandi e garantiscono performance superiori a quelli delle “senza specchio”, soprattutto in condizioni di scarsa luminosità e con valori ISO più alti: gli stessi valori che fanno precipitare la resa delle compatte. Infine i prezzi: più vicini a quelli delle reflex che non a quelli delle bridge e delle compatte. Ma anche questo, a proposito di “furbizia”, è un punto di forza e non  di debolezza dell’operazione mirrorless.

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