Anche l'ambiente è… questione d'etichetta
Anche la certificazione ambientale è questione d’etichetta. Leggere bene tutti gli elementi che abbiamo a disposizione sull’involucro di un prodotto è infatti l’unico modo per capire se la produzione di quel bene è avvenuta secondo criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Un consumatore Coop su due, del resto, preferisce acquistare prodotti verdi, etici e di qualità: una scoperta emersa nell’ambito del progetto Promise (ovvero “promessa” di ridurre l’impatto ambientale dei prodotti lungo tutto il loro ciclo di vita) sostenuto dall’Unione Europea, in collaborazione tra Regione Liguria e Lazio, Coop, Ervet Emilia-Romagna e Confindustria ligure. Promise ha anche l’obiettivo di diffondere la conoscenza dei principali marchi di certificazione, ovvero i simboli riportati sulle confezioni dei prodotti. Anche perché non sempre, purtroppo, alle buone intenzioni corrisponde una reale conoscenza degli strumenti a disposizione dei consumatori per fare acquisti sostenibili: il 18% delle persone intervistate nell’ambito del progetto Promise non conosce la dichiarazione ambientale di prodotto, il 16% ignora che cosa sia il marchio FSC e anche l’Ecolabel è altrettanto sconosciuto.
Proviamo quindi a fare chiarezza. Oggi esistono una serie di marchi ecologici che certificano la sostenibilità ambientale di alcune categorie di prodotti. Gli standard – ovvero i requisiti che il prodotto deve garantire – vengono stabiliti da istituzioni internazionali o organizzazioni non governative e i controlli vengono affidati a enti certificatori terzi (ad esempio il Rina, o Bureau Veritas), che abbiano ottenuto una specifica autorizzazione da parte dei governi e si siano accreditati presso appositi enti, a garanzia che i criteri di controllo applicati siano gli stessi in tutto il mondo.