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Anche gli acquedotti hanno i loro problemi
Acquedotti,
bene ma con qualche problema
Acqua generalmente di buona qualità e sottoposta a rigorosi controlli. Ma alcune Regioni hanno dovuto chiedere delle deroghe
È bene sottolineare che, comunque, la scelta di bere l’acqua del rubinetto è condizionata (oltre che da fattori di gusto, ampiamente soggettivi), dalla qualità di ciò che dai nostri rubinetti esce. E la situazione in Italia è assai diversificata. Se è vero che nella gran parte dei Comuni l’acqua pubblica è di buona qualità ed è sottoposta a continui e rigorosi controlli, in alcune realtà ci sono problemi. Come evidenziato dall’Osservatorio di Cittadinanzattiva sui servizi idrici 2009, 8 Regioni (erano 13 nel 2007) hanno chiesto deroghe al Ministero della salute per poter dichiarare bevibili le acque in alcuni comuni dei loro territori. Si tratta di Lazio, Lombardia, Piemonte, Trentino, Umbria, Toscana, Campania, Puglia, con riferimento a 7 parametri: arsenico, boro, cloriti, fluoro, selenio, trialometani e vanadio. È da precisare che, in alcuni casi, lo sforamento dei limti dipende da inquinamento, in altri da caratteristiche del terreno come la sua origine vulcanica. In ogni caso, ad oggi, il Lazio è la Regione con il maggior numero di amministrazioni comunali interessate da deroghe: ben 84 (nel 2006 erano 37), segue la Toscana con 21 (ma nel 2005 erano 92). Dunque la spinta a migliorare e risolvere queste situazioni deve continuare a essere forte anche su sollecitazione dei cittadini (è questo uno dei punti della campagna Coop). Del resto il tema degli investimenti sulla rete idrica italiana resta decisivo, anche perchè le perdite di questa rete sono ancora molto rilevanti: nel 2008 le stime parlano di un 30-35% di perdite che arrivano a punte del 65% se si considera l’acqua non potabile.
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