Acqua chiara
Etichette anche per quella del rubinetto:
in tutti i negozi di Coop Estense
Sull’acqua il massimo della trasparenza. In tutti i punti vendita di Coop Estense sono a disposizione, per la prima volta in Italia, le etichette dell’acqua pubblica. Per rendere possibile il confronto e dimostrare che le uniche, grandi differenze sono per il nostro portafogli e la salute dell'ambiente
Perché bere l'acqua del rubinetto? Sono tante le ragioni ma una, adesso, è forse preponderante sulle altre agli occhi del consumatore medio che dovrebbe berne, tutti i giorni, almeno 2 litri e che in Italia lo fa mediamente una volta su due versandosela sempre e solo da una bottiglia Pet di minerale (record europeo con 195 litri pro-capite all’anno, terzi nel mondo dopo Emirati Arabi e Messico): con tutto ciò che ne consegue in termini di impatto ambientale, che è di ben 250 volte superiore rispetto a chi si abbevera dal rubinetto.
La ragione in più è che l'"acqua del sindaco" è oligominerale e controllata al pari delle altre, e adesso c'è un'etichetta che lo dice a chiare lettere rendendo, così, possibile la comparazione con le marche commerciali che imbottigliano direttamente alla fonte, e più trasparente la scelta.
Il consumatore trova l'etichetta dell'acqua pubblica in tutti i 41 negozi Coop delle province di Modena e Ferrara (per 29 comuni interessati) e in tutti i 13 analoghi punti vendita della cooperativa in Puglia e Basilicata (per 10 comuni coinvolti), dove Coop Estense ha varato l'iniziativa per la prima volta in Italia, veloce a riunire attorno a un tavolo i sei gestori aderenti a Federutility che operano in quei territori (Hera, Aimag, SorgeAqua, Cadf, Acquedotto Pugliese e Acquedotto Lucano). La scheda informativa esposta in negozio, alla portata di tutti, riporta i valori dei sei principali indicatori chimici e micro-biologici individuati dagli esperti ed è garantita dalle continue analisi di laboratorio del gestore, aggiornata periodicamente come raramente avviene per le minerali e differenziata per ciascun Comune. Tale etichetta si trova ovviamente nel reparto acque minerali, è in formato cartellone o in versione pieghevole da portarsi a casa per spiegare, se serve, alla moglie o ai figli che non è per pigrizia che si è deciso di tirar dritto davanti ai pallet delle minerali: quella "di pompa", come si chiamava una volta, è un'acqua buona e salubre come tutte le altre.
L'iniziativa, accompagnata dallo slogan "Sull'acqua il massimo della trasparenza", è stata presentata da Coop Estense a metà gennaio e rappresenta la fase due della campagna "Acqua di casa mia" avviata nell'ottobre 2010 da Coop a livello nazionale con esiti finora assai positivi. "Solo in Coop Estense – tira le somme Isa Sala, direttore Soci e consumatori della cooperativa – abbiamo stimato un calo delle vendite di minerale (un florido mercato da 3 miliardi di euro nelle mani di quattro grossi gruppi industriali, ndr) di circa il 2,5%, compensato dall’aumento delle vendite di accessori per il miglioramento dell’acqua di rubinetto. Se qualcosa dovessimo perdere – sottolinea Sala – stiamo comunque lavorando ancora una volta per un consumatore più informato. La nostra non è una guerra commerciale, è una campagna di sensibilizzazione che ha come scopo primario la trasparenza e la promozione di un consumo più sano e consapevole".
Scelte a tutto campo
Mirco Dondi, vicepresidente di Coop Estense, la inquadra come "l'ultima di una serie di campagne consumeriste che vanno dai fosfati dell'87, alle carni in epoca di mucca pazza, all'ortofrutta senza pesticidi, ai prodotti ogm-free e alla stessa 'Acqua per la pace' del 2003 con cui abbiamo inteso aumentare l'accesso a questo bene primario considerato dall'Onu un diritto dell'uomo, oggi negato a 884 milioni di persone nel mondo, 5 milioni delle quali soffrono e muoiono per malattie legate a contaminazione e disidratazione".
Trasparenza, consapevolezza, risparmio economico per le famiglie, lotta allo spreco dell'acqua, riduzione della produzione di CO2 e dei danni ambientali causati dal trasporto e dallo smaltimento della plastica: questi gli obiettivi di Coop che, per quanto le compete, ha già operato precise scelte di campo commerciali come la vendita dell'acqua imbottigliata nei luoghi più vicini al punto di distribuzione, l'impiego di due nuove fonti e presto di una terza per accorciare il percorso dei camion che trasportano l'acqua Coop, l'alleggerimento del packaging di quest'ultima, l'introduzione sugli scaffali di sistemi di miglioramento della qualità quali caraffe, gasatori, filtri ecc., una maggiore visibilità alle acque locali. Accanto a queste scelte una serie d'iniziative promozionali e di carattere formativo che vanno dalla presenza dei gestori nei punti vendita, alle campagne di educazione nelle scuole, alla divulgazione cartacea e su Internet dov'è stata aperta una comunità on line chiamata “Risparmia l'acqua”.
Controlli in aumento
Ma tornando all'acqua, quanto c'è da fidarsi delle centrali di potabilizzazione visto lo stato d'inquinamento dei fiumi e l'aumento della siccità? "L’acqua di rete è più buona, sicura e di qualità se confrontata con quella imbottigliata – risponde Mirco Arletti, presidente di Aimag – perché viene sottoposta a controlli costanti da parte dell’azienda e periodici dell’Asl. Bere acqua del rubinetto è anche un comportamento a basso impatto ambientale: non sono necessari imballaggi e quindi si risparmiano materie prime come petrolio, acqua ed energia per la fabbricazione e il trasporto delle bottiglie, producendo meno rifiuti. La collaborazione con un soggetto così importante come Coop nella grande distribuzione, sicuramente permetterà di aumentare ancor più la consapevolezza dei cittadini su questo tema".
La sfiducia dei cittadini in Italia si è mostrata particolarmente dura da scalfire in questi anni. "È una sfiducia che è necessario contrastare – è convinto Filippo Maria Bocchi, direttore Corporate Social Responsibility del gruppo Hera. "La campagna di Coop e tutte le iniziative di sensibilizzazione messe in campo dal gruppo Hera, vogliono proprio scardinare questo comportamento di consumo e spingere i consumatori a un uso più consapevole”.
Alla base della diffidenza ci sono pregiudizi e spesso retaggi culturali. "Nonostante ciò – fa notare Mirco Arletti – i numeri dei gestori mostrano una costante diminuzione dell’acqua utilizzata e questo dato evidenzia una sensibilità che è andata affermandosi sempre più nelle abitudini delle famiglie, che utilizzano dunque questa preziosa risorsa in modo più parsimonioso".
Novello Lodi, presidente di Sorgeaacqua, sottolinea l'aspetto dei controlli che fanno sì che l'acqua pubblica sia sempre "fresca" nel bicchiere a differenza di quella imbottigliata diverso tempo prima: “Noi facciamo oltre 400 controlli all'anno sulla rete idrica. Controlli che vengono eseguiti sia alla captazione che in prossimità dei centri abitati. Ben vengano iniziative come quelle messe in campo da Coop: insieme invitiamo i cittadini a bere l'acqua del rubinetto, perché è controllata e buona”.
Claudio Strano