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A pedali sulle rive del Tiepido

A pedali sulle rive del Tiepido

Una striscia di acqua e di verde da godersi al riparo dalle quattro ruote e dai rumori della città

Il Tiepido è un torrente, perciò la sua portata è molto variabile, in quanto può essere quasi secco d’estate e minacciare alluvioni d’autunno: per questo la stagione migliore per godere la nuova pista ciclabile che ne segue il percorso è la primavera, quando le piogge e lo scioglimento delle nevi in montagna garantiscono un consistente flusso d’acqua. Il tratto attrezzato, con una buona pista in terra battuta, si imbocca a San Damaso, dietro la piccola chiesa dove una passerella fa oltrepassare il torrente.
Da qui a Portile il Tiepido ha un pigro percorso sinuoso, le cui curve e controcurve stanno a indicare la scarsa forza dell’acqua, propensa a deviare piuttosto che a scavarsi un corso rettilineo. Campi di grano stanno sulla destra, mentre a sinistra il torrente mantiene sui suoi fianchi una sottile striscia di quella vegetazione spontanea di pioppi e salici, rovi e ortiche, a cui l’uomo ha sottratto per il proprio uso uno spazio di maggior sviluppo.
Quando la pista incrocia il rosso tratto di via Gherbella, parallela alla pista ciclabile per Vignola segnalata da un fondo verde, si attraversa e, seguendo la segnaletica, si procede per Torre Maina, distante 13 km. L’ostacolo dell’autostrada si sottopassa molto vicino al torrente, in un tratto che diventa però impercorribile se l’acqua si fa abbondante. Appena oltre si incontra un edificio a pianta ottagonale, con finestrelle ad arco acuto e decorazioni in mattoni disposti a dente di sega: sembra una cappella, invece è un vecchio posto di guardia per la "botte" sottostante.
Al di là del Tiepido si vede arrivare l’acqua del canale San Pietro, sovrastata dalle strutture metalliche di una chiusa: se questa fosse azionata, l’acqua del canale sarebbe immessa nella "botte", cioè nel tunnel che passa sotto il Tiepido per fuoruscire sotto l’edificio ottagonale e proseguire il suo percorso. La botte, insomma, è un crocevia d’acque. Un lungo vigneto e un frutteto con copertura antigrandine accompagnano fino al ponte di Portile, dove si passa sulla sponda destra del torrente. Il tratto fino a Castelnuovo è caratterizzato da uno zigzagare attorno al piccolo argine della riva: il sentiero ora lo percorre nella sua sommità, ora passa tra argine e torrente, altre volte si sposta tra argine e campi, sempre però in presenza di una fitta, anche se stretta lingua di boscaglia. Le case coloniche, per la loro necessità di andare oltre il torrente, danno un’impronta singolare a questo tratto, segnato da innumerevoli guadi, individuati da un sentiero che porta all’acqua e dall’acqua poi esce sull’altra sponda.
Al ponte stradale di Castelnuovo, una deviazione di pochi metri a sinistra permette di vedere la piccola chiesa e il campanile a vela di S. Maria al Tiepido, che mostra lungo un suo muro alcune tombe romane del II e III secolo d.C. e dei mattoni manubriati emersi durante lavori di restauro.
Il passaggio sulla riva sinistra è garantito da un ponte ciclabile a tre campate, che ha la struttura di grande impatto visivo tipica dei ponti sospesi, sostenuto com’è in alto da tiranti collegati a tre intelaiature di legno a forma triangolare; la presenza di "mezze campane" di cemento, messe a fiancheggiare la balaustra di legno e metallo, è la massiccia decorazione che contribuisce all’effetto scenografico dell’insieme. È decisamente molto più monumentale delle tante altre passerelle incontrate e inevitabilmente ha sollevato un dibattito tra chi depreca gli alti costi e chi sostiene che un aggravio economico sia giusto per aggiungere un valore estetico a quello pratico. Certo il ciclista, che mentre pedala non pensa a problemi di bilancio, è contento quando se lo vede di fronte.

A est di Maranello
Oltre Castelnuovo la pista comincia quasi impercettibilmente a salire, mentre si infittisce ai lati la boscaglia, di un verde cupo per i molti rampicanti che avvolgono gli alberi. Il silvestre però si unisce all’ameno, visto che la striscia è attrezzata a parco, con panchine e strutture per esercizi ginnici e d’equilibrio. Di fronte brilla a contrasto il verde chiaro e curatissimo dei piccoli rilievi che movimentano il campo da golf di Montale.
Passati sotto un ponte stradale, si capisce d’essere a Pozza perché sulla destra, poco distante, si intravvedono le strutture verticali dell’opera che Davide Scarabelli ha collocato nella rotatoria, col nome di “A est di Maranello”.
Mentre il sentiero sale, anche con l’impennata di qualche brevissimo strappo, la vegetazione è sempre più inselvatichita e il torrente si restringe: privo di area golenale, si infossa nel terreno ora argilloso ora di ghiaie stratificate, a tratti segato in verticale, come un piccolo canyon. Le briglie di cemento che, prima e dopo Gorzano, tagliano il corso del torrente, testimoniano che il corso d’acqua si è fatto più ripido e ha bisogno d’essere frenato. Tra sentiero e torrente, una lunga striscia di terreno disboscato ed erboso, curato anche se senza le eleganze del campo da golf, costituisce la pista per il gioco del ruzzolone.
Dopo questo tratto scoperto, il sentiero è di nuovo affiancato dalla boscaglia, così che un temperamento contemplativo, concentrandosi sulla vegetazione spontanea e sull’acqua più in basso di una decina di metri, potrebbe fantasticare d’essere immerso in un ambiente tutto naturale. L’illusione però è infranta dall’udito, che impone una percezione della realtà col rumore del traffico sulla Nuova Estense, a un tiro di schioppo.
A Torre Maina la pista finisce in uno spiazzo, dove dei cartelli informano sui piccoli e grandi mammiferi della zona, nonché sui pesci che popolano il torrente. A percorrerla per la prima volta, la pista è una bella sorpresa, sia per il modo in cui è attrezzata, sia per la varietà degli ambienti che si incontrano, nonostante i soli 16 km della sua lunghezza.
Il ritorno, poi, riserva un’altra improvvisata, tutta per le gambe: se non si ambisce la velocità, il tratto fino a Castelnuovo si può percorrere con poche pedalate ogni tanto, perché quel lieve, continuo salire dell’andata, garantisce al ritorno il premio trainante della gravità.



Ivana Baraldi William Garagnani

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