La caffeina è una sostanza naturale di origine vegetale (alcaloide) presente in alcune piante e nelle bevande da esse ottenute, a partire dal caffè (tè, cola).
Oltre l’80% dei bevitori abituali della bevanda ne beve al massimo 3 tazzine al giorno, un quarto circa di questo viene consumato al bar e gli uomini ne bevono più delle donne. Un dato interessante è rappresentato dal fatto che, mentre in Europa il caffè è bevuto prevalentemente al mattino fino a dopo pranzo, negli Stati Uniti è consumato per tutto l’arco della giornata in una bevanda più diluita, ma con un maggiore contenuto di caffeina. Peraltro il caffè “ristretto” viene consumato solo in Italia e Brasile, mentre in tutti gli altri paesi non è così.
La caffeina è uno stimolante del sistema nervoso centrale, che inibisce l’adenosina (un neurotrasmettitore che ha effetto calmante) e induce le ghiandole surrenali a secernere adrenalina. Induce una certa stimolazione cerebrale prolungando lo stato di veglia, aumenta il livello di vigilanza e di attenzione, ma produce effetti simili sul cuore, sulla pressione arteriosa, sui muscoli e sulle reni.
L’estratto, però contiene anche molte altre sostanze e discrete quantità di tannini. Queste sostanze possono produrre effetti negativi nell’organismo in proporzione alla dose assunta. La percentuale di queste sostanze nella singola porzione varia molto a seconda della temperatura dell’acqua e della pressione di estrazione; in altre parole non si possono paragonare gli effetti sull’organismo di un caffè ristretto rispetto ad uno all’americana, ottenuto per percolazione (il passaggio dell’acqua attraverso il caffè) o quello frutto della ebollizione della polvere nell’acqua, come il caffè alla turca.
Molti, poi, ritengono che il caffè del bar sia “più forte” rispetto a quello ottenuto dalla moka. In realtà l’espresso è solo più concentrato, ma essendo la quantità di caffè più limitata, non determina una maggiore assunzione di caffeina. Variando la composizione della bevanda, possono essere più o meno spiccati gli effetti negativi, come quelli digestivi, l’aumento della frequenza cardiaca, l’aumento della pressione, le vampate di calore o i tremori. Ma tutti questi fenomeni sono anche legati alla quantità assunta durante la giornata; perciò c’è un ampio consenso tra gli studiosi che la dose delle tre tazzine al giorno debba essere la massima consentita anche nelle persone sane.
Esistono poi delle categorie di individui alle quali è controindicato l’uso del caffè anche in piccole dosi: coloro che sono affetti da scompenso di cuore o che hanno aritmie, gli ipertesi, chi ha difficoltà digestive, gastrite, duodenite, malattia da reflusso, colite, infiammazioni della prostata o della vescica. C’è inoltre un mito da sfatare. Molti credono che la caffeina crei dipendenza.
In realtà non è così. L’astinenza da caffeina è caratterizzata in genere da una cefalea di entità più o meno grave, stanchezza o sonnolenza. Normalmente questi sintomi non durano più di uno o due giorni. Una curiosità: la caffeina è una sostanza inserita nell’elenco di quelle dopanti, per cui gli atleti non devono abusare di caffè prima delle gare.
agosto 2014 – fonte: Informatore