Dopo lo stop deciso in Francia, anche in Italia arriva un parere ufficiale che propone di introdurre limiti all’uso delle sigarette elettroniche. Il Consiglio superiore di sanità ha infatti dato parere favorevole a misure più restrittive nell’uso di questi prodotti vietandone l’uso nei locali pubblici. Dopo il Consiglio superiore di sanità, che è un organo consultivo tecnico-scientifico del Ministero della Salute (e dunque il suo parere non è vincolante) ora la parola passa al governo che infatti aveva già preannunciato di voler intervenire sulla materia dopo la decisione del Css.
Motivando la sua decisione, il Css ha sottolineato che “allo stato delle conoscenze, non ci sono sufficienti evidenze per far rientrare le sigarette elettroniche tra i medicinali per funzione”. Il Consiglio Superiore di sanità segnala come opportuno che venga raccomandato che le sigarette non siano utilizzate dalle donne in gravidanza o in allattamento; che ne venga vietato l’utilizzo nelle scuole (al fine di non esporre la popolazione scolastica a comportamenti che evocano il tabagismo); che venga regolamentata la pubblicità di tali dispositivi, al fine di evitare il rischio di induzione al tabagismo e che le ricariche abbiano la chiusura di sicurezza a prova di bambino.
Infine il Css raccomanda di costituire un tavolo permanente ove far convogliare le diverse fonti di dati ed osservatori; di progettare iniziative informative sui potenziali pericoli legati all’uso di questi strumenti e di promuovere attività di ricerca e studio sui vari aspetti della problematica.
Quello delle sigarette elettroniche è un business che sta riscuotendo successo soprattutto tra i giovani tra i 15 e i 24 anni, fascia di età in cui gli ‘svapatori’ sono il doppio dei fumatori tradizionali (il 23,6% utilizza e-cig, l’11,6% fuma le classiche). Secondo un’ indagine dell’Istituto superiore di sanità insieme alla Doxa, due milioni di italiani hanno provato le sigarette elettroniche e e 500mila fumatori le utilizzano regolarmente (spesso abbinando elettronica e tradizionale). Dai numeri emerge però che solo il 10% di chi è diventato habituè della e-cig (in genere da non più di qualche mese) ha effettivamente detto addio al tabacco. Sei su dieci tra i consumatori abituali, invece, stanno riducendo (chi poco, chi drasticamente) il fumo delle sigarette tradizionali mentre c’è uno ‘zoccolo duro’, circa il 22%, che non ha cambiato le sue abitudini rispetto alle bionde e fuma le une e le altre.
(5/6/2013)
“Stop alle sigarette elettroniche nei luoghi pubblici”

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