LILA ha messo in rete, nei mesi scorsi, un questionario al fine di indagare le conoscenze, gli atteggiamenti e le rappresentazioni rispetto alla percezione del rischio della trasmissione dell’HIV nella popolazione generale, nonché l’analisi dei loro comportamenti sessuali e precauzionali. Dal questionario – completato da oltre 11mila persone – si evince che molta strada deve essere ancora fatta sul fronte dell’informazione e della prevenzione: solo il 45% del campione utilizza il preservativo sempre. Dalle correlazioni tra risposte emerge poi che chi non ha usato il condom è più frequentemente una persona che non ha mai fatto il test.
Il 59% dei rispondenti sono uomini: l’età è compresa fra i 18 e i 94 anni, la media è di circa 34 anni con una prevalenza dei partecipanti nella fascia di età compresa fra i 18 e i 29 anni.
Il livello di scolarizzazione è piuttosto alto, infatti il 69% è in possesso di una laurea, tra vecchio ordinamento e triennale, mentre il restante 31% comprende chi ha terminato le scuole elementari, medie o superiori.
Il 64% ha riferito di aver effettuato almeno una volta il test HIV, di questi, il 49% lo ha effettuato negli ultimi 12 mesi.
Il risultato dell’ultimo test HIV effettuato è stato positivo per il 12% dei casi mentre le persone sieropositive risultano essere il 7% dell’intero campione e sono il gruppo più frequente tra i partecipanti con più di 40 anni, mentre tra i giovani adulti (18-29 anni) è decisamente più diffuso il gruppo di coloro che non hanno mai fatto il test.
Circa 6 partecipanti su 10 hanno una relazione stabile. Tra di loro il 4,8% ha riportato che il compagno è sieropositivo, mentre il 32% non ne conosce lo stato sierologico.
Sebbene il livello di conoscenze sia medio-alto rimangono basse le conoscenze in alcuni specifici ambiti. Tali ambiti riguardano quelle conoscenze che sono diventate importanti nell’ultimo decennio. Solo una persona su tre dimostra di conoscere la TasP. Il Trattamento come Prevenzione è l’uso dei farmaci antiretrovirali come strumento per ridurre il rischio di trasmissione dell’HIV: le terapie riducono infatti la carica virale delle persone che le assumono, e bloccando la replicazione del virus, possono impedire il contagio.
Quattro persone su dieci conoscono il termine di tre mesi necessario per considerare l’esito di un test HIV definitivo (e non più i sei mesi come si riteneva tempo fa). La conoscenza della profilassi post-esposizione (PPE) è riportata da poco meno dell’80% dei partecipanti e una percentuale simile riguarda la consapevolezza dell’esistenza del preservativo femminile.
Degno di nota anche il fatto che la maggior parte dei partecipanti non distingue il grado di rischio tra il rapporto orale praticato e quello ricevuto. Inoltre, sebbene la quasi totalità dei partecipanti riferisca di non credere più ai classici miti relativi all’HIV/AIDS (per esempio, l’infezione può essere rilevata dall’aspetto non sano di una persona), altre tipologie di credenze erronee sembrano sopravvivere ancora. Quattro partecipanti su dieci sopravvalutano il rischio di contagio accidentale, uno su dieci crede che la puntura delle zanzare possa trasmettere il virus e che lo scambio di siringhe costituisca la modalità di trasmissione più diffusa oggi in Italia. In questi ultimi due casi sono i giovani dai 18 ai 29 anni a sbagliare più frequentemente la risposta, rispetto alle persone adulte.
A essere maggiormente informate sono le persone con HIV/AIDS, chi ha rapporti con le associazioni che si occupano di HIV/AIDS, e coloro che hanno una persona con HIV/AIDS tra i conoscenti e con un grado di scolarità superiore.
Quasi tutti i partecipanti hanno identificato correttamente i rapporti penetrativi (sia anali che vaginali) come a rischio di trasmissione del virus. Va sottolineato, però, che una percentuale non trascurabile di persone intorno al 4-6% considera non a rischio tali rapporti penetrativi. Addirittura, il 7% non considera a rischio il rapporto penetrativo anale. Se dal punto vi vista meramente della percentuale tali numeri sembrano bassi, dal punto di vista della salute pubblica stiamo comunque parlando di numeri rilevanti. Nella nostra indagine 600/700 persone non considerano a rischio i rapporti penetrativi. Se rapportiamo tale dato a una città di media grandezza come Bologna con i suoi quasi 400.000 abitanti, otteniamo che circa 20.000 persone potrebbero avere rapporti sessuali penetrativi non protetti, poiché considerati come non a rischio.
novembre 2014 – fonte Lila