Nella giusta discussione che si sta aprendo sul nostro Servizio sanitario nazionale è bene, in premessa, aver presente che (a prescindere dalle vicende recenti legate al coronavirus) comunque parliamo di uno dei migliori sistemi sanitari al mondo. Lo certificano diverse indagini e classifiche nell’arco degli anni, ma soprattutto lo dicono i dati. Prendendo il report della Commissione europea sul profilo della sanità in Italia (aggiornato al luglio 2019), la prima cosa che emerge è che siamo il paese con la più alta aspettativa di vita del continente, con 83,1 anni contro gli 80,9 della media Ue. Certo l’aspettativa di vita dipende anche da altri fattori (stili di vita, alimentazione, ecc.), ma un ruolo positivo delle politiche di prevenzione e del sistema sanitario è innegabile.
Nel merito delle prestazioni, il rapporto evidenzia come l’Italia sia al secondo posto in Europa come cause di mortalità prevenibile (cioè legate a politiche di prevenzione e di limitazione dei fattori di rischio) con 110 decessi su 100 mila abitanti, contro i 133 della Francia, i 158 della Germania, i 161 della media Ue; per le cause di mortalità trattabile, cioè evitabili con il ricorso a interventi sanitari (tra le patologie più comuni ci sono le cardiopatie, gli ictus, i tumori al seno e al colon), l’Italia ha 67 decessi ogni 100 mila abitanti contro i 69 dell’Olanda, i 76 della Danimarca, gli 87 della Germania, i 90 della Gran Bretagna e i 93 della media Ue.
Anche i ricoveri ospedalieri evitabili per malattie croniche sono tra i più bassi in Europa, mentre la qualità ospedaliera per patologie potenzialmente letali come l’infarto miocardico acuto è migliorata ed è oggi migliore rispetto alla media UE.
Se invece si guardano i tassi di sopravvivenza per alcune tra le più diffuse forme tumorali, si scopre che in Italia, a cinque anni dalla diagnosi, questi tassi sono tutti superiori alla media Ue: per il tumore alla prostata 90% contro 87%, per il tumore al polmone 16% contro 15%, per il tumore al seno 86% contro 83% e per il tumore al colon 64% contro 60%.
Dunque, pur con tanti problemi, se lo si guarda in un ottica comparata con gli altri paesi europei, il nostro sistema sanitario è più che mai competitivo. Certo il rapporto della Commissione europea evidenzia anche problemi. La quota di pagamenti a carico dei pazienti è passata dal 21% del 2009 al 23,5% del 2017 ed è nettamente superiore alla media Ue che è del 16%: la differenza dipende soprattutto dalla spesa ambulatoriale e da quella per farmaci.