Salute e Bellezza

Ilaria Capua: “Il Covid? Ascoltiamolo”

Ilaria Capua

La sua autobiografia, “Io, trafficante di virus”, ha ispirato anche un film: l’attrice Anna Foglietta interpreta una scienziata ingiustamente accusata di traffico illegale di vaccini. Fuori dalla fiction, Ilaria Capua – prosciolta per quella che oggi ricorda come una vicenda dolorosa e surreale – ha preferito mettere un oceano tra sé e l’Italia, e ricominciare da zero negli Stati Uniti.  Oggi dirige il Centro di Eccellenza One Health dell’Università della Florida, che promuove l’avanzamento della salute come sistema integrato, attraverso approcci interdisciplinari.  Per oltre trent’anni ha diretto gruppi di ricerca a livello internazionale, lavorando sulle infezioni virali trasmissibili dagli animali all’uomo e sul loro potenziale pandemico.

Pacata, sorridente, determinata, in Italia viene spesso: il 7 ottobre sarà alla Camera, premiata dalla Fondazione Italia-Usa per aver fatto valere la propria competenza e professionalità a beneficio di entrambi i paesi. Una scienziata con la passione della divulgazione. Nei suoi ultimi libri – “La meraviglia e la trasformazione” (Mondadori) e “Il coraggio di non avere paura” (Solferino) – riflette su come la pandemia possa avere un ruolo trasformativo e diffonde un nuovo approccio alla salute, al nostro modo di abitare il pianeta e di vivere. 

Professoressa Capua, le Nazioni Unite dicono che l’Indice di Sviluppo Umano — che si basa su aspettativa di vita, livello di istruzione e Pil pro capite — è diminuito nel 2020 e nel 2021, tornando al livello del 2016. È questo che ci ha lasciato il Covid?  Abbiamo vissuto la prima pandemia globalizzata, il Covid-19 ci ha dato una sberla e non possiamo fare finta che non sia arrivata: ci ha urlato in faccia che la nostra salute, quella della specie Homo sapiens, non è in una bolla protetta.  Il Covid-19 ci ha detto che siamo vulnerabili, fatti di carne e ossa, siamo animali con recettori e meccanismi di funzionamento biologici strettamente interconnessi al resto del pianeta.
Quasi tutte le pandemie sono legate al salto di specie dei virus dall’animale all’uomo, ma questa ha avuto caratteristiche uniche, frutto di fattori legati al nostro stile di vita: riscaldamento globale, inquinamento, comportamenti inaccettabili…  L’uomo, che oggi è invasore e distruttore della natura, deve capire che viviamo in un sistema chiuso, in cui è tutto collegato, e che ogni nostra azione ha effetti che hanno un impatto su di noi e sugli altri. Il pianeta è la casa comune di cui parla papa Francesco. Oggi i nostri figli hanno un’aspettativa di vita pari alla nostra, ma i nostri nipoti, se non cambiamo rotta, l’avranno più corta.

A fine agosto secondo il ministero della Salute erano 22 milioni gli italiani che avevano già contratto, in varie forme, il Covid-19. L’epidemia è finita? Niente affatto. Sono senz’altro molti di più coloro che si sono infettati: quante persone che conosciamo hanno preso di recente il Covid e non lo hanno denunciato, perché non ce n’era bisogno? La pandemia non è finita perché il virus continua a diffondersi e le persone, anche vaccinate più volte, si infettano e si reinfettano. E anche se non si ammalano, possono infettare gli altri. Il virus pandemico fa il suo mestiere: il suo obiettivo è di infettare tutta la popolazione, replicarsi per perpetuare la sua esistenza. Ed è quello che sta continuando a fare, anche in Italia.

Eppure, la campagna di vaccinazione va a rilento… Credo che ci sia stato un disallineamento, nella popolazione, tra le aspettative sui vaccini e ciò che questi farmaci sono stati effettivamente in grado di fare. Nella nostra cultura il vaccino è qualcosa che fai da piccolo e poi non ci pensi più. Invece i vaccini di nuova generazione per il Covid, che ci hanno permesso di somministrare 13 miliardi di dosi nel mondo, pur essendo efficaci e sicuri hanno una durata dell’immunità limitata. Ora il Covid convive con noi, ma può ancora mandarci all’ospedale o darci molto fastidio. Meglio non prenderlo: se mi ammalassi dovrei stare chiusa in casa per giorni, rischierei di contagiare mia madre e non potrei muovermi per lavoro… Senza considerare il Long Covid, che non si verifica solo in chi contrae l’infezione in forma grave: sappiamo che, anche dopo mesi dalla fine della malattia, può colpire l’apparato cardiocircolatorio o il cervello, con il “fogging brain“, cioè il pensiero ovattato, e tutta una serie di altre manifestazioni.

Come dobbiamo proteggerci? Il Covid non è più un problema delle autorità che devono imporci misure sanitarie. Come Homo sapiens sappiamo quello che dobbiamo fare: mettere la mascherina in luoghi affollati da sconosciuti – come supermercati, aeroporti, stazioni – evitare contatti stretti con persone fuori dalla nostra cerchia, cioè di cui non conosciamo le condizioni di salute, e continuare a vaccinarci.
Pensi che io tuttora non do la mano a nessuno, saluto ancora con il gomito, anche se ho già fatto la quarta dose e negli Usa farò la quinta. Mio marito l’ha appena fatta: quinta vaccinazione per il Covid e quella per l’influenza, insieme. In generale, in Italia, credo si debba investire di più nella prevenzione dei problemi sanitari: con la nostra situazione demografica dobbiamo intervenire oggi, per non trovarci tra 10 o 15 anni con guai ben peggiori. Le cure sono costose e inquinanti, la prevenzione e il concetto di salute circolare sono una visione integrata e matura della salute.

In che modo la salute circolare parte da noi? Dobbiamo diventare protagonisti della nostra salute. I consumatori dovrebbero essere fruitori, non estrattori di risorse, cioè persone consapevoli di essere parte di un equilibrio che, senza il nostro stesso contributo, non ritroveremo. Possiamo costruire la salute a partire da noi stessi, dalle piccole cose: ad esempio smaltire separatamente i farmaci scaduti, per non permettere che si accumulino nel terreno e nell’acqua, che sono alla base della  catena alimentare, contribuendo così a generare  l’antibiotico-resistenza o danneggiando il prezioso microbioma del terreno.

In questi mesi si va diffondendo il cosiddetto vaiolo delle scimmie, su cui il ministero dirama un bollettino settimanale e che sembra un fenomeno contenuto. Ritiene che questa infezione sia sottovalutata nel nostro paese? Si stima che nel mondo ci siano almeno 50 mila persone infettate dal monkeypox. Non sono poche.  Rispetto ad altre malattie, questa sconta una difficoltà in più: purtroppo è associato ad uno stigma sociale, perché si trasmette soprattutto tra uomini che hanno comportamenti sessuali promiscui con altri uomini. Spesso le persone che si ammalano se ne vergognano e quindi non lo dicono a nessuno, neppure al medico o alle autorità. Il rischio, anche in Italia, è che ci sia una sottostima del fenomeno, che va invece monitorato. Non abbiamo i numeri reali, ma la vaccinazione dei gruppi a rischio avrebbe senso, come pure istituire database anonimi sulla malattia. Dorremmo aiutare le persone ad aiutare sé stesse.

L’Oms prevede nuove ondate di infezioni di Covid-19 nell’emisfero settentrionale nei prossimi mesi: qual è la situazione nel mondo? L’Africa, per la quale anche Coop ha mobilitato una raccolta di fondi per i vaccini, resta un incubatore di nuove varianti?Indubbiamente, dove ci sono una forte circolazione virale attiva, pochi vaccini e tante persone le varianti emergono.  Quelle provenienti da India e Africa, come la Delta e la Omicron, sono quelle che ci hanno dato più filo da torcere. In Africa la situazione resta molto critica, ma il contesto demografico fa la differenza: in Etiopia, per esempio, l’età media della popolazione è 17 anni, e questo virus è più pericoloso per gli anziani. Il  problema è che il mondo occidentale ha prodotto vaccini da conservare a -70 gradi, senza considerare che non non dappertutto c’è energia sufficiente per gestirli e conservarli adeguatamente. Dobbiamo puntare su vaccini che si conservino a temperatura ambiente. Il Covid-19 ha provocato una pandemia di portata gigantesca anche perché la risposta, nel mondo, non è stata coesa, e il vulnus numero uno è stato il negazionismo di leader come Trump, Johnson, Bolsonaro. Quando un virus scappa “dal recinto” lo si può riacciuffare – Sars, Ebola, Zika siamo riusciti a fermarli – ma bisogna anche dare una mano ai medici e agli scienziati, credendogli e dandogli fiducia.

Tag: riscaldamento globale, virus, covid 19, vaccino

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