Guarda cosa mangi e impari a prevenire il diabete
Nei punti vendita Coop il manuale messo a punto dalla Fondazione italiana diabete
Tutti noi dovremmo controllare bene quello che mangiamo, per non esagerare con le calorie prodotte da zuccheri, grassi e carboidrati. Ma c’è una categoria di persone, in particolare, che deve prestare ancora più attenzione al cibo: i diabetici. A loro – ma anche a tutti noi, specie le persone in sovrappeso – viene così in soccorso "Guarda che cosa mangi" la prima edizione italiana di una completa guida per diabetici che elenca la composizione degli alimenti. La guida è stata realizzata dalla Fondazione Italiana Diabete Onlus, insieme all’Unità di diabetologia dell’Ospedale Niguarda di Milano. "La novità, però – spiega Federico Bertuzzi, diabetologo del Niguarda, coordinatore della pubblicazione – è che gli alimenti di cui viene indicata la composizione nutrizionale non sono alimenti generici, tipo "pane" o "riso", ma i singoli prodotti in commercio delle diverse case produttrici che hanno collaborato con noi per fornircela. Una novità importante perché un particolare tipo di grissino, ad esempio, può essere molto diverso da un altro, in relazione agli elementi che ci interessa tenere sotto controllo. Anche se per sua stessa natura, è un lavoro che non finirà mai, quello di aggiornamento di questa guida. Anzitutto perché non tutte le aziende hanno collaborato da subito e siamo ancora in attesa di un loro contributo. Poi perché escono continuamente nuovi prodotti e quindi bisognerà continuamente aggiornare la lista".
Dottor Bertuzzi, a chi è rivolto questo manuale?
Praticamente a tutti perché l’obiettivo della pubblicazione è ricordare e promuovere le norme della corretta alimentazione. Ma in particolare ai pazienti diabetici a cui fornisce una guida sulla composizione degli alimenti più comuni, prodotto per prodotto. Nel caso del diabete di tipo 1 il paziente attraverso la pubblicazione riuscirà a capire quello che mangia, calcolare i carboidrati che assume e quindi potrà gestire meglio e con maggiore autonomia la terapia insulinica La corretta autogestione dell’alimentazione permette di migliorare il controllo della glicemia, di migliorare la qualità della vita e di ridurre l’incidenza delle complicanze croniche. Nel caso del diabete di tipo 2, il paziente potrà capire quello che mangia e ridurre l’apporto calorico. E anche in questo caso, a tutto vantaggio della qualità della vita. Non dimentichiamo che nel caso del diabete di tipo 2 una corretta alimentazione può addirittura portare a una remissione della malattia.
Quali sono gli errori più frequenti commessi dai pazienti diabetici?
Nel diabete di tipo 1 il paziente può sbagliare la gestione della terapia insulinica, proprio perché non conosce la correlazione tra alimentazione e terapia. Ecco perché nel manuale, prodotto per prodotto, è indicata la composizione nutrizionale e il relativo indice glicemico, parametro importantissimo per i diabetici, che indica la velocità con la quale vengono assimilati i carboidrati contenuti in un alimento. Per chi soffre di diabete di tipo 2 l’errore più frequente è mangiare troppo, introdurre cioè troppe calorie, rispetto alle necessità del proprio metabolismo.
Il diabete di tipo 2 è in aumento ed è una delle malattie più onerose per il nostro sistema sanitario nazionale. Perché questo incremento? Quali le cause della sua diffusione?
Senz’altro uno scorretto stile di vita, unito ovviamente alla predisposizione genetica. Basti pensare che questo tipo di diabete è correlato al sovrappeso, e ovviamente all’obesità. Perciò ridurre il carico calorico della dieta può portare molti giovamenti, addirittura fino alla guarigione. Per questo abbiamo voluto dar vita a questo tipo di manuale, perché la prevenzione del diabete è di per sé già cura. Dobbiamo impegnarci per un’inversione di tendenza che sposti risorse dall’assistenza sanitaria alla prevenzione – e non solo nel caso del diabete. Le nostre condizioni di salute sono influenzate per il 50% dallo stile di vita, per il 20% dalla genetica, un altro 20% dall’ambiente di vita e di lavoro, solo per il 10% dall’assistenza sanitaria. Perciò occorre investire di più nel modificare quei comportamenti che portano all’insorgere di malattie gravi come il diabete e in generale di tutte le malattie croniche degenerative.