Se il vostro obiettivo è la prova costume, e avete da perdere più di quei due o tre chili messi su per qualche sgarro alimentare di troppo durante l’inverno, è meglio concentrarsi su un altro obiettivo: quello della salute che, fino a prova contraria, è più essenziale della bellezza. “Invece alla maggior parte delle persone – spiga Andrea Ghiselli, nutrizionista dell’Inran (istituto per la ricerca degli alimenti e la nutrizione) interessa solo l’obiettivo cosmetico, e non ha coscienza dei danni che può provocare una restrizione calorica o un modo errato di alimentarsi. Crede a qualsiasi dieta”.
Sono in tanti, gli italiani, con problemi di forma fisica: secondo l’ultimo rapporto Osservasalute, infatti, più di un terzo degli italiani non pratica sport né fa attività fisica (39,8%) ed è in sovrappeso (35,8%). Uno su 10 è obeso e solo il 4,9% consuma le raccomandate cinque porzioni al giorno di frutta e di verdura. Vale la pena ricordare che il sovrappeso – in particolare quello che si localizza sul girovita – è un fattore di rischio per diabete, ipertensione, ipercolesterolemia. E alla lunga può diminuire l’aspettativa di vita.
E così ci si fa prendere dal panico e si corre il rischio di cedere a diete miracolose che promettono obiettivi irraggiungibili.
L’ultima arrivata è la cosiddetta dieta del gruppo sanguigno, che individua una serie di alimenti preferibili nella alimentazione di un individuo sulla base, appunto, del gruppo sanguigno che si possiede e sulla sua presunta comparsa nel corso dell’evoluzione umana. Per il gruppo 0 – il più antico – che corrisponde a quello dei cacciatori, avanti con tanta carne e pochi cereali; per il gruppo A – gli agricoltori – si dà preferenza ai vegetali; solo il B può permettersi di variare. “Considerazioni davvero strampalate – ironizza il nutrizionista – che possono avere la stessa fondatezza di una dieta che fosse basata sul segno zodiacale”. Allo stesso modo funzionerebbe la cosiddetta dieta genetica, che in base a un’analisi del Dna, stabilirebbe quali sono gli alimenti che ci sono più congeniali e che ci farebbero dimagrire.
Tra i regimi alimentari più chiacchierati del momento c’è anche quello del digiuno intermittente. “Nel gran calderone di tanti sistemi dietetici – spiega Ghiselli – in fondo, è tra i meno assurdi. Se ben fatta, ci riporta un po’ a quelle che erano le origini dell’uomo: il nostro metabolismo è nato in quelle condizioni di vita. È sostanzialmente una dieta anticolesterolo, antinfiammatoria, antidiabete ma… non c’è bisogno di farla! Si raggiungono gli stessi risultati con una normale alimentazione e uno stile di vita corretto. Purtroppo siamo un popolo in sovrappeso che vuole trovare a tutti costi una soluzione veloce, una scorciatoia”. Rischi? “Ce ne sono e non pochi: tornando appunto ai nostri progenitori, dobbiamo considerare che cacciavano, correvano. Insomma, una faticaccia. Noi invece stiamo dietro a una scrivania, almeno la maggior parte di noi. Ciò fa sì che durante il digiuno il nostro metabolismo cerchi comunque di compensare il calo delle calorie ingerite prendendole dalle riserve. Dal grasso, ovviamente, ma se non usiamo i muscoli è come se dicessimo: non ci servono. Piuttosto che dal grasso, caro metabolismo, prendi pure quello che ti serve dai muscoli”. Insomma, rischiamo di ottenere l’effetto contrario di quello atteso: lasciare intatta o quasi la massa grassa e invece intaccare la massa muscolare (che tra l’altro è quella che ci fa consumare più calorie, anche a riposo). E poi le diete tanto drastiche rischiano di sortire l’effetto opposto: cioè dimagrimenti, reingrassamenti, eccetera. L’indesiderabile effetto yo-yo, insomma. A questo proposito, il mensile “Dimagrire” (Riza) ha intervistato attraverso un sondaggio che ha coinvolto 1.000 italiani, maschi e femmine, di età compresa tra i 25 e i 55 anni. Uno dei primi errori che emerge dal campione intervistato riguarda la propensione a voler riacquistare la linea soltanto con l’arrivo della bella stagione. Per il 36% per cento degli italiani sembra infatti che l’estate sia il periodo migliore dell’anno per perdere peso. Gli esperti spiegano che il panico da costume porta le persone a porsi degli obiettivi troppo ambiziosi: nel 15% dei casi si ha la pretesa di perdere 5 o 6 chili entro l’estate; nel 32% si è convinti di ottenere dei risultati tangibili già dopo 2 o 3 settimane, mentre il 20% sceglie dei regimi alimentari troppo impegnativi. E siccome i risultati non si vedono, ci si deprime e si molla: dopo neanche 5 giorni si incomincia già a non seguire la dieta e si riprende a mangiare senza ritegno qualsiasi tipo di alimento, dopo appena 2 settimane si incominciano a saltare gli appuntamenti in palestra e dopo un mese anche gli attrezzi ginnici pagati parecchi soldi vengono dimenticati.
Allora cosa è meglio per noi? Cosa fare per dimagrire, cercando di non incorrere in deprimenti insuccessi? “Se dobbiamo perdere tra i due e i quattro chili – spiega Ghiselli – la prima cosa da fare è mettersi un paio di scarpette da corsa e cominciare a correre. Poi dobbiamo cercare di non sprecare la fatica che abbiamo fatto correndo e quindi cercare di limitare un po’ le porzioni. Magari incrementando quegli alimenti che fanno volume e riempiono con meno calorie come verdura e frutta. Prediligiamo questi alimenti e avremo la soluzione a portata di mano. Occhio però ai grassi”.
Di gran successo anche le diete iperproteiche (tipo la Dukan). Poche calorie, molta energia e risultati veloci. “Queste diete – spiega Ghiselli – sono più facilmente sopportate da chi sta a dieta perché producono un senso di leggera nausea che distoglie dal senso di fame… Succede perché sono lievemente intossicanti ed è propriamente questa intossicazione che provoca la nausea e quel leggero fastidio che non ci fa correre dietro al cibo. I corpi chetonici – da cui il nome scientifico di queste diete, cioè diete “chetogeniche” – sono sostanze generate dalla dieta iperproteica. Acidificano il sangue e dunque l’organismo deve espellerle. Se non vengono espulse, ecco lo stato di perenne nausea, un sintomo che viene utilizzato per aumentare la cosiddetta compliance, ovvero l’adesione del paziente al regime dietetico”. Rischi? “Per 10, 15 giorni al massimo – risponde il nutrizionista – una dieta iperproteica non dà problemi, se ovviamente ci riferiamo a una parsona sana, che non abbia problemi renali. Se la facciamo diventare una regola dietetica costante, la prima cosa rischiamo è l’osteoporosi” (perché l’aumentata acidità del sangue viene compensata sottraendo calcio alle ossa).
Intanto la crisi fa stringere i cordoni della borsa e anche chi ne avrebbe bisogno cerca persino di risparmiare i quattrini che andrebbero investiti per consultare uno specialista, in particolare quando il sovrappeso è importante. “Bisogna cercare di riflettere sul fatto che anche se mangiare è una cosa che facciamo tutti i giorni, è un atto importante, da compiere con consapevolezza. È meglio evitare esperimenti su di sé. Se ho disturbi al cuore vado dal cardiologo, non mi metto a fare esperimenti da solo…”.
Dalle tisane alle barrette un giro d’affari di 1,9 miliardi
Il giro d’affari è enorme: 1,9 miliardi di euro nel 2012 (dati Nielsen/Federsalus). Ma per capire meglio quanto ci costano i prodotti dimagranti, pasti sostitutivi o integratori che ci promettono di farci mangiare meno e di dimagrire, ecco un altro dato: spendiamo, per comprarli, sei volte di più rispetto ai farmaci. Una ricerca di un magazine specializzato per le farmacie (Pharmaretail) stimava per il 2010 un giro d’affari medio – per ogni punto vendita – di 1.402 euro per i medicinali e di 7.206 euro per gli alimenti dietetici e dimagranti.
Un altro sistema per capire l’enorme mole di denaro che spendiamo per essere in forma è quello dei fatturati delle singole aziende che operano nel settore.
Come Enervit, che col sistema Enerzona fattura 44 milioni di euro (dato disponibile al 31 dicembre 2011). Herbalife ha un fatturato di 98 milioni di euro. E il dottor Dukan, inventore della omonima dieta, possiede un impero economico stimato a 100 milioni di euro. Il suo libro è un bestseller diffuso in 50 Paesi e tradotto in 25 lingue, con più di otto milioni di copie vendute (un milione solo in Italia).
I pericoli della rete on line anche farmaci vietati
L’ultimo caso è quello di un prodotto chiamato Pure Caffeine 200 mg, ma in rete si possono trovare decine di dimagranti vietati in Italia perchè anoressizzanti o acquistabili solo dietro presentazione di ricetta medica. Quindi molto pericolosi. O inutili. O inutilmente costosi.
Torniamo al Pure Caffeine, chiamato “integratore brucia-grassi” e commercializzato dalla società tedesca D-Hacks Laboratories. Contiene 296 mg di DNP (2,4 – Dinitrophenol), una sostanza altamente tossica a compressa. L’allerta è partita dal Centre for Health, LZG.NRW di Munster in Germania ed è stato ripreso anche dal nostro Ministero della salute.
La scritta “Pure caffeine” non deve trarre in inganno. L’integratore contiene caffeina come molti altri prodotti “dimagranti” ma soprattutto quantità elevate di DPN, un principio attivo classificato come medicinale dalle autorità tedesche.
In Italia il DPN non è notificato come integratore e non è autorizzato come farmaco, per cui non può essere venduto. La dose letale di Dinitrophenol oscilla da 1.000 a 3.000 mg (4-10 compresse).
Secondo il Ministero della salute italiano il prodotto, venduto via internet, contiene 296 mg di DPN. Si tratta di una quantità esagerata visto che la dose letale oscilla da 1000 a 3000 mg e si può raggiungere con 4-10 compresse.
Nonostante sia stato ritirato dall’Agenzia europea del farmaco, in rete si può ancora acquistare il Reductil, a base di sibutramina, che induce sensazione di sazietà precoce e aumenta artificialmente il dispendio energetico (costo per una dose giornaliera 7 euro). Stessa cosa per Acomplia che è un antagonista dei recettori dei cannabinoidi CB1: ovvero inibisce le sostanze che normalmente l’organismo produce al fine di provocare il senso di fame. Costa intorno ai 60 euro a scatola, e promette persino di togliere il vizio del fumo! E poi c’è Xenical, che potrebbe essere venduto solo dietro prescrizione medica ma che invece si trova tranquillamente in rete a circa 100 euro la scatola. Come funziona? Permette a circa il 30% dei grassi ingeriti durante i pasti di passare attraverso l’intestino senza essere digeriti.
Vogliamo elencare gli effetti collaterali? A parte la morte, come nel caso del sedicente “Pure Caffeine”, ci sono depressione, nausea, rischi cardiovascolari e – nel caso dello Xenical – flatulenza, feci oleose, incontinenza. Tutto ciò per ottenere un effetto che possiamo raggiungere a costo zero e senza effetti collaterali: cioè, semplicemente, mangiando meno.