Questa particolare tipologia di prodotti, specialmente in Italia, è spesso vista come qualcosa indirizzato esclusivamente ai disabili, agli anziani o a chi subisce un trauma. Al massimo si guarda con ammirazione agli atleti delle Paralimpiadi che di protesi, carrozzine, ausili per la mobilità fanno un uso ottimizzato a livelli agonistici.
In realtà, tali ausili non solo sono utili a chi ne ha bisogno sempre o per limitati periodi di tempo, per le comuni attività di tutti i giorni, ma facilitano la vita anche a chi presta loro assistenza. Se parliamo poi di ortési (elementi che stabilizzano, immobilizzano o correggono scaricando la parte dolente), meglio note come tutori, esse servono alla prevenzione di patologie e non solo alla rieducazione funzionale, nel caso ad esempio di articolazioni fragili o di altri problemi che possono capitare a chiunque nell’arco di una vita.
Stiamo entrando così in un mondo non lontano ma semi-sconosciuto ai più, che rappresenta una delle poche voci in crescita nei consumi del 2014 (da 1,7 a 3,4% secondo il Rapporto Coop che li comprende tra i prodotti medicinali e sanitari). Per capirne di più, ci siamo rivolti alla responsabile divisione mobility solutions di una grossa azienda tedesca.
Innanzitutto in cosa si differenziano le carrozzine e in base a quali criteri andrebbero scelte? Chi ne ha bisogno, va premesso, può ricevere un ausilio per la mobilità (che va adattato ad personam), o un altro dispositivo come ad esempio un ausilio posturale, dall’Ausl senza pagarlo o pagandolo solo in parte. La precondizione è che la voce rientri nel nomenclatore tariffario nazionale (vecchio di oltre dieci anni, è del ’92, e poco aggiornato). In alternativa può acquistare o noleggiare l’ausilio privatamente.
La nostra carrellata parte dalle carrozzine manuali più semplici, che prevedono l’accompagnatore. Chi si sente in grado di provvedere da solo (anziani o paraplegici con molta forza nelle braccia e nel tronco) trova tuttavia più indicata per sé una carrozzina leggera (sui 14 kg) o superleggera, detta anche “attiva”, in alluminio o in materiali più innovativi come il carbonio o il magnesio. Si tratta di modelli spesso pieghevoli e smontabili per entrare nei bagagliai delle auto.
Poi ci sono le carrozzine elettriche. Ne esistono da uso interno o da uso esterno (con fari e frecce) per circolare sulle strade, sebbene il codice non li consideri veicoli e non offra agli utenti particolari tutele. A seconda della potenza delle batterie, hanno una velocità di 6 o 10 chilometri orari.
Per avere una buona facilità di movimento anche senza ricorrere all’elettrica – con il vantaggio così di aumentare la propria dinamicità e resistenza fisica – ci sono soluzioni “ibride” che si ottengono aggiungendo un moltiplicatore di spinta o un servomotore alla corrozzina manuale. Il primo tipo di propulsore va integrato alle ruote posteriori e incrementa fino a 3 volte la spinta; con il servomotore ausiliario, invece, è un po’ come guidare una bici elettrica ma con il joystick, non con il manubrio.
Ed eccoci arrivati allo scooter elettrico, un mezzo di trasporto standard molto interessante per gli anziani a mobilità ridotta: permette loro di fare la spesa in autonomia o uscire e socializzare senza problemi, a una velocità media di 14 km orari o anche superiore.
Claudio Strano (marzo 2014)
Le mani sul portafogli
Deambulatore 70-80 euro circa
Carrozzina manuale tra i 250 e i 400 euro
Carrozzina leggera intorno ai 900 euro
Carrozzina attiva dai 1.600 euro in alluminio, fino ai 3.000 euro con materiali super leggeri e resistenti come il carbonio e magnesio
Carrozzina elettrica 2.900 euro per uso interno, 4.200 per l’esterno
Moltiplicatore di spinta dai 3.600 ai 4.200 euro
Scooter elettrico su fasce prezzo fra i 3.000 e i 5.000 euro
I prezzi sono indicativi e soggetti alle variazioni del mercato