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Adattarsi al caldo, con un occhio alle previsioni

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Un essere che si adatta a tutto, forse è questa la migliore definizione dell’uomo, scriveva Fëdor Dostoevskij. Mentre Charles Darwin, sempre nell’Ottocento, sull’adattamento all’ambiente costruiva le basi della sua teoria sull’evoluzione della specie. Né l’uno né l’altro conoscevano le ripetute ondate di calore, fenomeno atmosferico dei nostri tempi in aumento per frequenza, durata e temperature record. Secondo un recente studio belga, che sta alla base di un rapporto di Save the Children, i nati nel 2020, rispetto a quelli che nello stesso anno avevano 60 anni, ne dovranno affrontare nel corso della loro vita un numero crescente: di 26,1 volte per le ondate di calore nei Paesi in via di sviluppo, di quasi due volte per gli eventi estremi in Italia. Questo in uno scenario in cui la temperatura nel 2100 sarà di 2,4 gradi in più rispetto ai valori preindustriali.

Dal punto di vista climatico, il termine “adattamento” indica la riduzione del danno dovuto al riscaldamento globale, e prevede azioni virtuose anche individuali per dare risposte all’effetto serra. Tra queste, non tagliare alberi e non sprecare acqua, a maggior ragione in un’estate che si annuncia siccitosa e critica per la mancanza di neve in montagna (vedi il portale Nimbus, della Società meteorologica italiana).

L’adattamento viaggia di pari passo con la mitigazione (cioè agire sulle cause dell’aumento del termometro), ma la notizia è che purtroppo non è stato ancora disciplinato come dovrebbe: il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), di cui si parla dal 2017, procede a rilento, come un cantiere. E si tratta del documento che dovrebbe rendere operativa la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici uscita nel 2014. La quale, tra le altre cose, mette in guardia in particolare dalle ondate di calore di lunga durata (oltre i cinque giorni), in cui si registrano incrementi della mortalità 2-5 volte più elevati rispetto alle ondate più brevi. In attesa di un piano generale di adattamento, quello che si può fare è andare sul portale del ministero della Salute (www.salute.gov.it) e consultare i bollettini in grado di prevedere, fino a 72 ore di anticipo, il verificarsi di condizioni climatiche a rischio, con un livello di allarme (1, 2, 3) personalizzato su 27 città d’Italia. E poi adattarsi meglio che si può, per sé e per l’ambiente…

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