Ci stiamo rimettendo in moto, ricominciando a fare cose che avevamo interrotto causa pandemia. La macchina dei riti di fine anno scolastico sta riaccendendo i motori. C’è da organizzare la recita, la festa di classe e quella dell’intera scuola. E poi i saggi di fine corso delle attività del pomeriggio. Quelle che impegnano il bambino italiano medio più del manager di una multinazionale farmaceutica: lunedì judo, martedì inglese, mercoledì piscina e giovedì pianoforte. O era giovedì piscina e mercoledì pianoforte? Se lo chiedono spesso, angosciati, i nonni. Sono loro a gestire la logistica degli spostamenti.
Un nonno italiano medio per spostare un nipote di 9 anni, tra prelievo all’uscita di scuola, consegna all’attività del giorno, ri-prelievo e consegna definitiva a casa in tempo per la cena, fa più chilometri di un corriere di Amazon. Se i nipoti sono due, o se a metà pomeriggio si inserisce l’extra di una merenda dal compagno di classe, può diventare un inferno. I nonni hanno sempre in tasca un foglio di Excel con date e impegni, consegnato dai figli per gestire i pomeriggi dei nipoti. Se lo perdi sei finito. Se perdi l’aggiornamento è peggio. Se oggi è piscina o chitarra il nipote non lo sa. O non risponde. Perché dopo cinque ore di astinenza, a scuola, ha preso in mano lo smartphone ed è irraggiungibile, perso lì dentro anche se sta nel sedile di dietro.
Così il nonno rischia di far tardi. E l’insegnate di chitarra – o l’allenatore di nuoto – lo comunicherà in tempo reale ai genitori con l’apposito gruppo WhatsApp. E loro lo rimprovereranno, spietati: “Ma papà, insomma, dovevi solo prenderlo a scuola e portarlo a…”. Dove? – si chiede il nonno – Dove il mercoledì? Poi, al semaforo, rovescia la borsa del nipote. C’è un accappatoio! E le ciabatte! È nuoto, vai! Siamo in ritardo, ma possiamo ancora farcela. È dura la vita dei nonni. Il generale Figliolo ha accettato la sfida di gestire la logistica delle vaccinazioni anti-Covid perché ha tre nipoti. E governare i loro pomeriggi – tra corsi di danza, pittura creativa, laboratorio di teatro e catechismo – era molto molto peggio.
E adesso arrivano le feste di fine anno. I gruppi WhatsApp ribollono. Quello di genitori, rappresentati di classe e maestre cerca il giusto equilibrio tra musica, canto e poesia sul palco della festa. Quello di genitori e rappresentanti di classe – senza le maestre – discute di come l’organizzazione della festa stia dimostrando quello che tutti, qui in seconda B, abbiamo già capito dai primi giorni di settembre: le maestre sono due incapaci che andrebbero impiccate agli alberi del giardino. Perché i rappresentati di classe non lo fanno? Nel gruppo WhatsApp dei soli genitori si prepara l’impiccagione dei rappresentanti di classe e si cerca la spia che ha tradito raccontando i piani ai rappresentanti. Che ieri si sono dimessi. Ma come si fa a lasciare adesso, a tre giorni dalla festa di fine anno?
Per i bambini la festa di fine anno, il saggio di piano, quello di judo, la recita del corso sarà l’emozione di sempre: loro sul palco, a volte un po’ a disagio, a volte leggeri e felici. Sempre con davanti a una muraglia di cellulari che li riprendono. Ma dietro ci sono un nonno, una mamma e – se non ha sbagliato data – anche un papà. Poi è vacanza.