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Web e app, manipolare è sempre più facile

Sappiamo ormai tutti che le immagini patinate della pubblicità sono molto distanti dalla realtà, vero? In una campagna del 2006 sulla “bellezza autentica” un famoso produttore di cosmetici mostrò tutta la distanza fra il viso reale di una modella e la foto finale, per via del makeup ma soprattutto di un lavoro di fotoritocco che allunga il collo, sfila le guance, alza gli zigomi, ingrandisce gli occhi e rimpolpa le labbra.

All’epoca fu una specie di rivelazione, ma oggi qualunque app di fotografia per smartphone ha almeno un filtro “ritratto” che ci liscia le rughe e migliora l’incarnato, facendo sembrare le nostre foto sui social decisamente più giovani e glamour di quanto siamo dal vivo.

La premura con cui i produttori di software ci spingono a migliorare la rappresentazione di noi stessi non si ferma ai filtri fotografici: nell’ultima versione del programma di videochat Apple Facetime un algoritmo corregge la direzione dello sguardo per far sì che i nostri occhi fissino l’obiettivo, cosicché l’interlocutore ci vede come se lo stessimo guardando negli occhi; è una correzione a fin di bene che renderà le nostre conversazioni più gradevoli e intime, o l’ennesimo passo verso una manipolazione sempre più spinta della realtà?

Me lo sono chiesta anche quando, dettando un messaggio in chat, ho visto il mio smartphone Android sostituire con una fila di asterischi una mia esclamazione piuttosto diretta; non che io voglia difendere il diritto al turpiloquio, ma vedermi censurata anche nelle mie conversazioni private mi ha fatto un certo effetto.

E ancor di più mi preoccupano gli esempi di video deepfake (nella foto quello che ha coinvolto Matteo Renzi) nei quali al protagonista originale viene sostituito il volto con quello di un’altra persona o gli vengono letteralmente “messe in bocca” parole che non ha mai pronunciato. Finché la Computer Generated Imagery (generazione artificiale di immagini) resta all’interno dei confini delle produzioni cinematografiche, può al massimo farci discutere se sia giusto vedere il volto di Carrie Fisher sostituito a quello di un’altra attrice per mostrare una giovane principessa Leyla nel finale di Rogue One; ma quando una app, a partire da una foto, mette la nostra faccia all’interno delle scene di film famosi, significa che ormai la produzione di fake news sta per scalare a un punto in cui sarà difficile capire di chi e di cosa possiamo fidarci.

Dalla realtà al cartellone pubblicitario  Se non hai mai visto, o non ricordi, la campagna sulla “bellezza autentica”, puoi guardare il video originale.

Tutti i modi in cui un video può essere manipolato Per raccontare bugie credibili coi video non è indispensabile ricorrere alla Computer Generated Imagery: in questo articolo trovi una breve guida a tutti i modi in cui un video può essere manipolato per fargli raccontare una storia diversa da come si sono svolti realmente i fatti.

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