Un paziente che non vedo da tempo, da più di 6 mesi, sostituisce il pranzo con un “beverone” in polvere da shakerare; trovando molto pratica questa soluzione mi chiede un’opinione e da questo spunto nasce l’articolo che vi propongo. La comodità di sostituire un pasto, soprattutto il pranzo sul lavoro, con qualcosa di pratico e veloce è un’esigenza che trova riscontro nell’esistenza di prodotti commerciali già 40 anni fa; frequentemente oltre alla praticità viene promosso anche un aiuto nel controllo del peso corporeo. Il mercato dei sostituti del pasto ha come leader una nota azienda statunitense di network marketing, o multi-level marketing che, sfruttando la rete di conoscenze personali di ognuno di noi, può trasformare in venditore di diete ed integratori qualsiasi potenziale cliente. Il mercato in questione è ricco e la sola azienda leader oggi fattura quasi 5 miliardi di dollari, pur essendo stata colpita nel 2016 da una rilevante ammenda dalla Federal Trade Commission statunitense: 200 milioni di dollari per aver indotto in errore i consumatori in merito ai potenziali guadagni.

Al di là di questi risvolti, storicamente è stata la necessità di sostituire i normali cibi con alimenti liquidi che ha fatto nascere la nutrizione clinica negli ospedali, dove da più di 90 anni si usano pasti sostitutivi in forma liquida (“nutrizione enterale”) per quei pazienti che non sono in grado di alimentarsi in modo autonomo. Le conoscenze acquisite in ambiente clinico sono notevoli: le aziende coinvolte hanno fondato centri di ricerca e finanziato studi scientifici che hanno consentito di ingegnerizzare formule sofisticate, idonee a pazienti con esigenze particolari come in caso di insufficienza renale, di malattie oncologiche oppure in terapia intensiva. È da sottolineare come tutte le linee guida sulla nutrizione clinica evidenzino che, non appena il paziente è in grado di alimentarsi da solo, è preferibile passare dalla nutrizione enterale all’alimentazione normale.

Il medesimo suggerimento vale per le persone sane: è sempre preferibile usare alimenti comuni e non ricorrere a sostitutivi. L’idea che un pasto sostitutivo possa essere una scelta più sana o più completa di un alimento normale è una chimera. Il motivo è presto spiegato: non conosciamo ancora tutte le molecole contenute negli alimenti; più li studiamo e più molecole vengono scoperte, e di queste nuove molecole non conosciamo ancora bene la funzione e il rapporto con la nostra salute. Ebbene come può un alimento artificiale essere completo o addirittura più ricco di nutrienti quando molti di essi sono ancora sconosciuti? Dunque, se si tratta di sostituire sporadicamente (o per breve tempo) un pasto è un conto, ma pensare di utilizzare a lungo un pasto sostitutivo non è raccomandabile: gli esiti sono quantomeno imprevedibili, ed è alta la probabilità di non consumare quella pluralità ancora sconosciuta di nutrienti di cui sono naturalmente ricchi molti alimenti.

Tag: peso, beverone, posto sostitutivo

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