Merita un commento il fatto che nel paniere Istat siano entrate, sotto la voce “reintegratore energetico”, delle bevande utilizzate da un numero crescente di giovani consumatori che nello zaino scolastico, nel borsone sportivo o sul posto di lavoro, non portano bottigliette di acqua minerale ma i moderni energy drink. I nutrizionisti hanno sempre propagandato, non solo tra gli sportivi, un maggiore consumo di acqua ma non possono condividere un uso indiscriminato di bevande non altrettanto innocue.
Se l’Istat si è interessata al problema vuol dire che non si tratta più di una moda incauta ma di un fenomeno sociale che facilita il passaggio al doping, tanto diffuso e deprecato negli sport più faticosi, perfino tra gli amatori e i veterani non soggetti ai controlli degli atleti praticanti.
Abbiamo trovato un equilibrio concettuale nel limitare o sconsigliare le bevande addizionate di zucchero e dolcificanti sostitutivi in vendita nelle scuole ma poi dobbiamo fronteggiare non l’eccesso di una componente metabolica fisiologica, come il glucosio, ma perfino un tossico come l’alcol o gli squilibri e le inteferenze da riferire ai contenuti incongrui di aminoacidi, minerali o altre molecole attive.
L’argomento è stato approfondito anche dall’American Journal of Clinical Nutrition, con dei dati che sembrano confermare i rischi. Secondo il rapporto dell’Agenzia governativa Substance abuse and mental Health Services Administration (Samhsa), pubblicato nel gennaio 2013, l’abuso di energy drink ha raddoppiato in 4 anni il numero di giovani finiti al pronto soccorso. Inoltre, secondo dati recentissimi elaborati dall’American Hearth Association sarebbero co-imputabili ai soft drink, circa 180.000 morti all’anno. Ciò contrasta, in parte, con la notizia della sconfitta del sindaco di New York che pretendeva, per legge e non per la via dell’informazione e persuasione culturale, di mettere al bando le bibite gassate servite nei bicchieri sovradimensionati.
Ai genitori va segnalato, come ha confermato l’Istat, che le bevande a rischio si stanno diffondendo sempre di più. Bevande non del tutto innocue se assunte smodatamente ma apprezzate dai giovani, soprattutto per moda o secondo il loro slang per arrivare allo sballo. Ancora più grave, per l’apparente innocenza del connubio, è la presenza di quantità sia pure modeste di alcol in bevande a base di frutta. Si tratta di un modo subdolo di avvicinare all’alcol i giovani e di preparare nuovi clienti per gli eccessi del sabato sera. Per la caffeina esiste, invece, nella U.E il reg.1169/2011 che impone l’obbligo di segnalare “Alto contenuto di caffeina. Non raccomandato per bambini o donne incinta o che allattano”… però solo dal 14/12/2014 e anche questa dilazione non sembra coerente come difesa di bambini, anziani e cardiopatici ipertesi.
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