4 “super cibi che ti faranno vivere cent’anni” oppure “I 31 super-cibi del 2016” Sono solo due tra i numerosi titoli di giornale che parlano dei cosiddetti superfoods, termine usato per descrivere un alimento ricco di un nutriente considerato particolarmente benefico per la salute e il benessere. Tra i primi a diffondersi solo qualche anno fa le bacche di Goji, ora l’offerta si è differenziata soprattutto con i prodotti esotici quali il teff (grano etiope), il nattō giapponese (fagioli di soia fermentati), la Nigella Sativa (piccolo cumino nero), il latte di cammella e molti altri. Alcuni di questi sono effettivamente ricchi di sostanze utili alla nostra salute, tuttavia questi alimenti sono estremamente eterogenei: possono essere coltivati, conservati, trasportati, e poi preparati in modi molto differenti, ed in ognuno di questi passaggi si possono perdere alcune delle preziose proprietà.
Al successo commerciale di un prodotto frequentemente si associa la spinta richiesta dal marketing di poter vantare vantaggi salutistici, ed il supporto scientifico diviene tanto importante quanto delicato. Emblematico è il caso del resveratrolo, l’antiossidante contenuto anche nel vino: Dipak K. Das era professore presso l’Università del Connecticut ed autore di più di 100 articoli sul resveratrolo, ma nel 2012 l’U.S. Office of Research Integrity ha verificato che Das falsificò i dati della maggior parte dei suoi studi e fu licenziato.
Poter vantare vantaggi importanti per la salute è interessante per le aziende, infatti il mercato dei superfoods è in veloce ascesa: Nielsen ha rivelato che in Italia in un anno i cibi appartenenti al mondo “salute&benessere”, e tra questi anche i superfoods, hanno visto il loro valore crescere del 9%.
In Europa l’European Food Safety Authority vigila sulla correttezza dei “claim”, ovvero su quello che possiamo leggere scritto sulla confezione di un alimento in merito ai contenuti nutrizionali ed alle azioni sulla salute, e fino ad ora ha svolto un lavoro scrupoloso rifiutando l’80% delle richieste in quanto non supportate da evidenza scientifica.
Come per qualsiasi fenomeno esistono sia aspetti positivi che negativi: se chiamare superfood il lupino fa sì che finalmente ci accorgiamo della sua esistenza e lo consumiamo, allora questo è un effetto positivo; in altri termini il fatto stesso che si aumenti la varietà dei cibi che consumiamo è utile. Il database dei polifenoli gestito dalla Comunità Europea annovera circa 500 diversi tipi di polifenoli, non vi è il polifenolo migliore ma è suggeribile assumerne una varietà quanto più ampia possibile. Per fare questo dovremo variare le nostre scelte, soprattutto di frutta nello specifico, senza concentrarci su un singolo cibo, a prescindere dal fatto che sia o meno annoverato nei vari elenchi dei superfoods. Quando si acquista il latte di cammella a €60 al litro è evidente che vi sia anche un effetto moda, mentre potrà sorprendere sapere che frutti più a portata di mano come il sambuco o le more di gelso si sono mostrati ricchi di preziosi antiossidanti quali i polifenoli o le antocianine, eppure frequentemente li lasciamo sugli alberi ad appassire.

Tag: Salute, Alimentazione, Nutrizione

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