Se aprile – secondo il poeta inglese Thomas Stearns Eliot, che proprio con quel mese di ritorno alla vita, di lillà e messi, inizia il primo verso dello straordinario poemetto la Terra Desolata (1922) – è “il più crudele dei mesi”, settembre è forse il più nostalgico. Anzi, senza forse, se si va a vedere quante siano le canzoni standards, pop, rock dedicate a questo mese che chiude l’estate e annuncia l’autunno con le sue giornate sempre più corte, la fine della spensieratezza e il ritorno alla vita quotidiana scandita dagli obblighi scolastici e lavorativi. Da September Song di Kurt Weil, un classico reinterpretato da decine delle voci più famose del mondo (Frank Sinatra e Ella Fitzgerald, solo per citarne due tra le più grandi) fino alla malinconica canzone dei Greenday, Wake me up when september ends passando per titoli di autori di ogni nazionalità; solo in Italia ne ho contati almeno dieci.
Nella mia testa, da sempre, i 12 mesi dell’anno prendono la forma del primo calendario che ho posseduto, alle scuole elementari. Era diviso in due, la prima riga tirava da gennaio ad agosto, e la seconda, da settembre a dicembre. Il vero inizio dell’anno mi è sempre sembrato settembre. Il capodanno, solo un salto formale. Settembre sono le ultime lavatrici da cui spuntano ormai inutili lacci di costumi e canottiere sbrindellate. Sono i quaderni nuovi, l’astuccio con le matite da temperare, la luce che comincia a diminuire, i progetti a venire segnati su un’agenda tutta nuova. Eppure, sotto gli ombrelloni azzurri spalancati contro un cielo ancora più azzurro, o lungo un sentiero di montagna con la luce che filtra tra i rami e riverbera a chiazze sulla pelle, per pochi giorni, per i più fortunati qualche settimana, gli affanni della vita quotidiana ci erano sembrati (più o meno – a seconda di quanto prendeva, e da noi pretendeva, lo smartphone ormai protesi incistata in una mano) lontanissimi.
Eppure, lo scarto di settembre è ancora sensibile: l’inizio della scuola, il ritorno a regime dei lavoratori, e ogni anno, lo spettro di un autunno più miserabile del precedente. E ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi, come cantava e canterà per sempre Vasco Rossi: sembra che tutti, pensando al nuovo inizio portato dal settembre, abbiamo in mente quasi solo le questioni che li riguardano più direttamente. Eppure, uno dei temi caldi, ossia l’esame della Legge Elettorale in Commissione Affari costituzionali, che è stato rinviato a fine settembre è il nodo cruciale che ci attende come Paese. E fa immaginare un autunno caldissimo dal punto di vista politico, cosa che avrà inevitabilmente delle pesanti ricadute sociali. Siamo pronti? Ci siamo preparati? Poi ci sarebbero l’invasione aliena, l’Apocalisse e la Fine del Mondo, lo dicono in tanti, il web pullula di profezie disastrose, ma queste sono altre storie. Forse.
È tempo di imparare a guardare
È tempo di ripulire il pensiero
È tempo di dominare il fuoco
È tempo di ascoltare davvero
Come scrive Cristina Donà nella sua bellissima canzone… Settembre. Un brano poetico, delicato ma tagliente, com’è nello stile di questa cantautrice eccezionale, e che potrebbe disporci nello stato d’animo migliore per ripartire con consapevolezza.