Cibo 2030

Riscaldamento globale, non è troppo tardi

Pochi lo sanno, ma ci troviamo nel mezzo di un’estinzione di massa: per la sesta volta nella storia del pianeta, numerose specie animali e vegetali stanno scomparendo a causa del grave, diffuso e rapido cambiamento climatico provocato dalle nostre azioni. Negli ultimi 500 anni, si sono verifi cate più di 700 estinzioni di animali e 600 di vegetali; circa il 20% di tutte le specie rischia di scomparire nei prossimi decenni; e, se nulla cambierà, a lungo termine la perdita sarà del 75%. Luglio è stato il mese più caldo da quando si è iniziato a monitorare le temperature (+1,5°C,rispetto al periodo 1850-1900). Gli studi sono concordi: senza misure urgenti, la situazione peggiorerà e con lei l’intensità e la frequenza degli eventi estremi. Una delle inevitabili conseguenze? La mortalità di massa di altre numerose specie, tra le quali le pochissime alla base della nostra alimentazione.

Perché il 90% del cibo che consumiamo proviene solo da 120 varietà e 15 colture; 12 vegetali e 5 animali forniscono più del 70% di tutta la nostra alimentazione. Fatte le dovute eccezioni, bisogna ammettere che noi esseri umani siamo generalmente portati a percepire con distacco ciò che non colpisce in modo diretto la nostra quotidianità; senz’altro, però, sapere che in futuro potremmo non avere più la possibilità di nutrirci di quei pochi cibi che sostanziano il nostro sistema alimentare può provocare un’altra reazione e, si spera, una maggiore sensibilizzazione.

Anche solo focalizzarsi sullo scenario italiano rende l’idea della portata di questa verosimile estinzione: rispetto al 2022, si registra un ribasso del 20% della produzione di latte, del 10% di grano, del 14% di uva e vino, del 63% di pere e del 70% di miele. Le tre principali colture che forniscono il 50% di tutte le calorie della popolazione mondiale (riso, grano e mais) con l’alternarsi di alluvioni e siccità hanno subito ovunque un notevole ribasso. Lo stesso accade alle banane: il mercato mondiale si basa su una sola specie, la Cavendish, fortemente a rischio. Noti sono poi gli effetti climatici sul caffè, anzi sulle uniche varietà, tra 130, perlopiù utilizzate: arabica e robusta. Si prevedere che in Africa il numero di regioni adatte alla coltivazione possa diminuire addirittura dal 65% al 100%. Anche il futuro del cacao è in pericolo: la siccità in Africa occidentale (fonte del 70% del cioccolato mondiale) sta rendendo impossibile la coltivazione. L’aumento delle temperature crea poi danni alla produttività delle viti e alla qualità delle uve raccolte: la viticoltura così come la immaginiamo potrebbe scomparire. E potremmo dover dire addio al Sangiovese e al Merlot.

L’attuale violenza dell’emergenza climatica avrebbe messo in crisi qualsiasi sistema alimentare ma, di certo, uno strutturato su una limitata selezione di varietà è più a rischio di soccombere. Dove la Terra ha creato diversità, noi l’abbiamo distrutta a favore di rese, esportazioni e profitti. Abbiamo danneggiato una biodiversità che avrebbe consentito alla natura di adattarsi ai cambiamenti (persino contrastandoli), e a noi di continuare a bere serenamente un caffè. È troppo tardi? No, l’industria alimentare può e deve ripartire da ciò che ha distrutto: una varietà colturale tramite cui far rinascere alimenti in via di estinzione, piantando (letteralmente) vecchie sementi e nuova vita; rimettendo al centro la diversità lungo tutta la filiera agroalimentare. E no, non lo è neppure per noi consumatori. Cambiando mentalità, mangiando ciò che il pianeta è in grado di produrre, nelle stagioni giuste e supportando le scelte politiche sul cibo che vanno in tale direzione, anche noi abbiamo la possibilità di piantare (letteralmente) nuova vita. Noi italiani siamo molto fortunati: siamo custodi e fruitori di un patrimonio – la dieta mediterranea – che già ci consente di nutrirci in modo sano, prendendoci cura della biodiversità, del pianeta, e del nostro benessere. Un benessere che passa anche dall’irrinunciabile piacere di un caffè.

Tag: riscaldamento globale, siccità, cibo

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