Ogni volta che percorro una strada e vedo sul bordo ogni genere di rifiuto, dalle lavatrici scassate a sacchetti di residui domestici deliberatamente abbandonati, provo rabbia e sconforto. Rabbia perché nel 2017 in Italia non è possibile che ci siano ancora persone così indifferenti al decoro del paesaggio che vedi fuori dalla tua auto! Accidenti, è da cinquant’anni che si fa educazione contro l’abbandono dei rifiuti: nel dopoguerra poteva essere giustificata una certa ignoranza, dato l’avvento delle materie plastiche con le quali non c’era ancora familiarità, ma oggi? Provo sconforto perché i rifiuti si disperdono ovunque, e quelli non biodegradabili, che ormai sono la maggioranza, impestano in modo irreversibile l’ambiente ipotecando la salute nostra e delle generazioni future.
Questo aspetto sfugge alla maggior parte delle persone: di rifiuti si muore, un avvelenamento lento ma inesorabile che passa nell’acqua e nei cibi. La plastica e le vernici contengono additivi come gli interferenti endocrini che pian piano vengono rilasciati nei suoli e nelle falde idriche, metalli pesanti sono spesso presenti in apparecchi elettronici e batterie, perfino un semplice scontrino fiscale di carta termica, contiene bisfenolo A, abbandonato a terra in breve viene frantumato e disperso in particelle invisibili ma tossiche per la vita animale, noi inclusi, sotto forma di disturbi ormonali. Ogni volta che un rifiuto in apparenza innocuo è abbandonato nell’ambiente, sappiate che al di là del sia pur importante fastidio estetico, si innesca una lunga catena di conseguenze biochimiche irreversibili che può durare secoli e tornare indietro come un boomerang nel nostro piatto.
Vediamo dunque le soluzioni: prima di tutto gettare i rifiuti sempre negli appositi contenitori, facendo una scrupolosa raccolta differenziata e portando agli ecocentri gli ingombranti (come vecchi mobili o grossi elettrodomestici) o gli speciali (come residui di vernici o oli esausti e batterie). I piccoli apparecchi elettrici (come un frullatore) o elettronici (come un telefonino) sono oggi raccolti direttamente presso i punti vendita superiori ai 400 metri quadri (normativa RAEE – Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche): c’è l’obbligo di ritiro dell’usato quando si acquista il nuovo (uno contro uno), ma pure se non si acquista nulla (uno contro zero). E per i rifiuti organici di cucina, chiunque abbia anche soltanto un piccolo pezzo di giardino o orto faccia il compost, che in pochi mesi trasformerà bucce di patata e torsoli di mela in ottimo fertilizzante, mentre in città la raccolta porta a porta dell’umido si incaricherà di smaltirlo negli impianti di compostaggio. È importante che l’organico sia puro e raccolto in sacchetti di carta o di plastica compostabile altrimenti si avrà un fertilizzante inquinato! Tuttavia il cuore della questione rifiuti è che ne produciamo troppi: in Italia circa 500 kg per persona all’anno, quasi un chilo e mezzo al giorno! La maggior parte sono imballaggi. Quindi in attesa che l’industria continui a ridurre la produzione all’origine, ricordiamo che anche la nostra scelta all’acquisto può fare la differenza (e poi la differenziata…).