Affrontare l’obesità è complesso anche per questioni socio-culturali e non solo mediche: la gola è uno dei peccati capitali, l’obeso è frequentemente stigmatizzato come persona con scarsa forza di volontà, l’impegno e la motivazione personale vengono ancora considerate l’unica strategia possibile. Troppe persone che iniziano una dieta riprendono il peso perso, eppure molte tra di loro hanno dimostrato nella propria vita personale e professionale di sapersi impegnare e raggiungere eccellenti risultati, che tuttavia languono nel contrastare l’obesità.

Credo che questi problemi siano dovuti anche ad una questione di approccio: se si crede che per contrastare l’obesità basti mangiare di meno allora la semplificazione è eccessiva: sarebbe come pensare che per combattere l’anoressia nervosa basti mangiare di più. Oggi è chiaro che per l’anoressia nervosa sia necessaria una terapia, non è sufficiente un singolo professionista ma è auspicabile un approccio multi disciplinare; tale terapia viene proposta dopo aver fatto una diagnosi corretta secondo criteri accettati dalla comunità scientifica.

Potrà sembrare bizzarro ma la diagnosi di obesità come malattia è stata riconosciuta solo nel 2013 dell’American Medical Association, mentre in Italia l’obesità non è inserita nei Lea (livelli essenziali di assistenza) dunque non è considerata a tutti gli effetti una malattia, anche se l’Istituto Superiore di Sanità la definisce una “malattia sociale”. Mentre a livello dell’Oms i criteri  per una diagnosi che consideri aspetti clinici e metabolici più raffinati rispetto al semplice rapporto peso altezza (Bmi) sono attualmente oggetto di dibattito scientifico. Uno degli insegnamenti fondamentali della medicina è che, se si vuole curare una malattia, è cruciale una corretta diagnosi.

La diagnosi rende anche molto più seria e mirata la terapia, che oggi avviene ancora troppo frequentemente con un approccio “mordi e fuggi”; mentre un paziente obeso, come l’anoressico, se viene curato con una intensità idonea potrà avere più risultati. Ipertensione, colesterolo elevato, infarti, ictus, artrosi, protesi all’anca, malattie croniche renali ed anche molti tumori potrebbero essere ridotti e prevenuti se si riuscisse a contrastare efficacemente l’obesità. Pochi mesi fa in un articolo pubblicato su Lancet è stato calcolato che il 31,9% dei tumori connessi al sovrappeso siano attribuibili all’aumento della prevalenza di questo fenomeno negli ultimi anni.

Il paziente affetto da obesità sarà più disposto a seguire le terapie proposte se viene effettuata, spiegata e motivata una diagnosi che inquadri correttamente il paziente, altrimenti il rischio è di rimanere legato a luoghi comuni quali “ho il metabolismo lento”, “sono così di famiglia”, “è un periodo di stress e non riesco a stare a dieta”. La condivisione della diagnosi è importante nel mantenere una alleanza terapeutica, necessaria se si vuole cercare di avere successo. Per tutto questo è indispensabile riconoscere l’obesità come una malattia chiarendo i criteri diagnostici con strumenti condivisi ed al passo con i tempi.

Tag: obesità, Alimentazione, malattia, Lea

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