Vivo a Ravenna e, nei giorni della terribile alluvione di maggio, ho passato ore e ore a compulsare Facebook per seguire, quasi in tempo reale, gli aggiornamenti sulle esondazioni, le frane, i quartieri inondati da acqua e fango, l’attività di volontari e Protezione Civile. A mia volta ho diffuso i comunicati ufficiali dei vari Comuni, nonché la situazione dei livelli dei fiumi monitorata in tempo reale dall’Arpa: che angoscia vedere le bandierine sui vari corsi d’acqua passare progressivamente dal giallo all’arancione e infine al rosso…
In quelle settimane ho sentito molto forte l’utilità di Internet come connettore veloce di allerte e notizie utili, e anche come modo per sentirsi vicini, chiedere e offrire supporto, fare comunità. Ho pensato a come doveva essere ancora più terribile vivere situazioni del genere quando l’onda di piena arrivava prima delle allerte, senza che ci fosse modo di prepararsi, organizzarsi, comunicare a distanza.
Al tempo stesso, la rete ha amplificato anche polemiche, inesattezze, foto di altri disastri spacciate come se fossero state scattate al momento, nonché vere e proprie bufale, sia sulle cause di quanto stava accadendo, sia sugli effetti – che non c’era alcun bisogno di amplificare. Sono perfino rispuntati i fan delle scie chimiche, a sostenere che le piogge straordinarie di quei giorni fossero state “seminate” da voli aerei nei giorni precedenti. Ma il caso più clamoroso è stato quello di chi ha attribuito le inondazioni al presunto svuotamento della Diga di Ridracoli, una bufala assurda (vedi approfondimento) amplificata anche da un personaggio dello spettacolo, che per questo è stato denunciato da Romagna Acque – la società che gestisce Ridracoli e l’Acquedotto di Romagna – per calunnia, diffamazione a mezzo rete e procurato allarme.
Purtroppo il meccanismo di diffusione dei post sui social fa sì che girino molto più velocemente le semplificazioni, le facili ricerche di un colpevole, le spiegazioni che riconducono tutto a un’unica causa; quando si analizzano problemi complessi, come gli effetti del cambiamento climatico e le azioni necessarie per contrastarli e attenuarli, ci sono tanti elementi da prendere in considerazione; ma più le spiegazioni diventano lunghe e richiedono tempo e attenzione, meno persone sono disposte a leggere, ragionarci su e condividerle.
Inquinare il dibattito collettivo con approssimazioni, bufale e facili polemiche rende sempre più difficile costruire, insieme, una società equilibrata e che tuteli i diritti di tutti.
Cosa possiamo fare? Resistiamo alla tentazione di gareggiare per l’ultimo like; prendiamoci invece tempo per ragionare, con spirito critico ma approccio costruttivo, su ciò che leggiamo e condividiamo. L’ecologia dell’informazione in rete dipende anche da noi.
La bufala della Diga di Ridracoli, spiegata bene Come è fatta la Diga di Ridracoli e perché i rilasci controllati di acqua attenuano, anziché aggravarli, gli effetti delle piogge troppo abbondanti, sia a monte che a valle della diga stessa? Lo spiega con esattezza questo articolo: bit.ly/ridracoli