Tutti parlano di alimentazione: a casa, in ufficio, in vacanza e l’87% degli intervistati, in una ricerca promossa in 7 Paesi del mondo, ha dichiarato di volere più informazioni sull’etichetta e sui cibi preparati dai ristoranti e dalle mense aziendali!
L’interesse collettivo per la nutrizione è cresciuto anche nei Paesi dell’Unione Europea e sembra che 9 consumatori su 10 vogliano essere informati anche su temi che fino a pochi decenni fa erano sconosciuti al pubblico: omega3, aminoacidi ramificati, acronimi come DOC, DOP, IGT, e perfino le norme che autenticano il “biologico” rispetto ai similari prodotti di mercato. Tuttavia, sono occorsi quasi 4 anni di consultazioni perché l’UE riuscisse ad aggiornare la legislazione sull’etichettatura limitando lo strapotere delle lobbies con qualche utile concessione a favore dei consumatori. Senza soffermarci sui dettagli tecnici,  va apprezzato comunque l’intento di contrastare le “indicazioni fuorvianti”: dalla descrizione dei prodotti alla presentazione grafica. Sarà quindi più facile identificare gli alimenti simili (come i “simil-formaggi” o altre contraffazioni e pseudo-imitazioni, di cui molti alimenti tipici italiani soffrono l’ingiusta concorrenza sui mercati internazionali).
Un’altra novità consiste nell’aver imposto una tabella nutrizionale anche per gli alimenti confezionati, con l’elencazione di 7 elementi: contenuto energetico, grassi, acidi grassi saturi, proteine, carboidrati, zuccheri semplici e sale, riferiti a 100 g o ml di prodotto. Questo servirà a salvaguardarci meglio dall’uso, mediamente eccessivo, del sale (non si dovrebbero superare i 5 g/die), o da quello dei grassi saturi che non dovrebbero eccedere il 7-8% delle calorie totali (ovvero per una dieta da 1.800 cal non più di 1 3 g di grassi saturi). Con queste precisazioni non si potrà più confondere il consumatore ricorrendo alla vaga dizione “oli/grassi vegetali” che induceva a credere che gli oli e grassi vegetali non contenessero anche grassi saturi. Inoltre, dovrà essere precisata anche la tipologia vegetale (soia, palma, arachide, ecc.) dell’olio o dei grassi utilizzati.
Diventerà obbligatorio precisare il Paese d’origine o la provenienza della carne suina, ovina, caprina e del pollame (così come fu previsto per la carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza), anche se dispiace che questo vincolo scatterà soltanto fra due anni e addirittura fra tre per il latte e derivati. Per quanti soffrono di intolleranze o allergie è utile sapere che le informazioni sugli allergeni dovranno essere fornite anche per i cibi venduti nei ristoranti o nelle mense.
Infine, considerato che non ci sarà più bisogno di recarsi al supermercato con la lente d’ingrandimento (è stato fissato anche il minimo per la grafica) sarà bene che i consumatori leggano con più convinzione le nuove etichette.

Eugenio Del Toma

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