Il “primo piatto” è sempre più demonizzato: non bastavano i carboidrati a essere oggetto del fenomeno chiamato “carbofobia”, ora si fa largo la convinzione che sia preferibile associare sempre, nel medesimo pasto se non nel medesimo piatto, le proteine, oltre a verdura e frutta. Questa convinzione nasce da fonti autorevoli: se osserviamo l’“Healthy Eating Plate” presentato da Harvard, oppure “MyPlate” proposto dalle linee guida americane, vediamo la grafica stilizzata di un piatto diviso in 4 settori, con proporzioni solo lievemente differenti per le proteine, i cereali, la verdura e la frutta.
Il senso di questa semplificazione è stato quello di far capire all’americano medio che la bistecca non doveva occupare mezzo piatto: si doveva ridurre la porzione, oltre a ricordarsi che esistono le verdure, i cereali e persino la frutta. Questo perché negli Stati Uniti si consumano quantità di carne notevolmente maggiori rispetto a chi è abituato alla dieta mediterranea, e il primo messaggio da dare, giustamente in quel contesto, era di ridurre le porzioni di proteine di origine animale.
Tuttavia, la nostra situazione è diversa: consumiamo meno carne e non siamo abituati a mettere nello stesso piatto tutto ciò che mangiamo, abbiamo i primi e i secondi piatti; siamo la “culla” della dieta mediterranea e non possiamo pensare che consumare un primo piatto non vada più bene per la declinazione di un messaggio sviluppato in tutt’altro contesto. Un primo piatto non è per forza solo “un carboidrato”, definizione figlia di un tentativo di semplificare eccessivamente un argomento complesso: ad esempio la pasta è un mix di carboidrati e proteine, queste ultime non in piccola quantità visto che può vantare il claim “fonte di proteine”. L’idea di dover “completare” un primo piatto non è necessaria, soprattutto se consideriamo il suggerimento trasversale a molte linee guida di ridurre l’assunzione di proteine animali.
Il primo piatto preparato con ricette tipicamente mediterranee, e in porzione idonea, può rappresentare una scelta intelligente per un pasto, naturalmente accompagnato dalla porzione di verdura e frutta. Si cercherà di bilanciare l’apporto di nutrienti nel corso della giornata, e più ancora su base settimanale; mentre l’idea di raggiungere una “completezza” nutrizionale in un solo pasto è, sostanzialmente, una chimera. Pensiamo poi a quante ricette tradizionali di primi piatti vedono l’aggiunta di legumi (pasta e fagioli o ceci, “risi e bisi”), piuttosto che di carne (ragù), pesce, ricotta o uova; in queste ricette si aggiunge una moderata quota proteica, distante dalla quantità contenuta in un secondo piatto, che proprio per tale ragione risulta interessante. Inoltre, l’idea di dover consumare a ogni pasto una quota proteica significativa per poter controllare meglio l’appetito viene smentita da due recenti studi scientifici, uno svolto in Italia dal professor Mario Lombardo e uno negli Stati Uniti dal dottor Joshua L. Hudson, i quali arrivano alla conclusione che la distribuzione proteica nel corso della giornata non ha un ruolo significativo nel controllo del peso corporeo.
Almeno per quanto riguarda la dieta dovremmo cercare di essere meno esterofili, ricordandoci del notevole patrimonio del quale siamo gli attuali eredi: la dieta mediterranea.