In seguito a quanto ho scritto su questa rivista sul rapporto tra edonismo, neuroscienze e dieta, un lettore mi ha scritto ponendo una domanda decisamente interessante: «È possibile che sia il grasso addominale che mi fa venire l’anedonia (incapacità di provare piacere), e che io la compensi mangiando?».

Il lettore si dimostra preparato, riportando quanto letto in un articolo su Trends in Cognitive Sciences, intitolato: «Non riesco o non voglio? Conseguenze metaboliche ed immunitarie della dopamina». Ho colto con piacere questo stimolo, ed imparato qualcosa di nuovo che cercherò di trasmettere, a mia volta, ai lettori. Molte dipendenze, tra cui l’obesità, hanno a che fare con la dopamina: l’essere umano cerca di aumentarne la quantità con stimoli che possano dare piacere, ed uno di questi è il cibo.

Nell’articolo si discute del fatto che uno stato di infiammazione cronica possa ridurre i livelli di dopamina. Cosa che, a livello comportamentale, scoraggia dal compiere sforzi («non riesco») rispetto a quanto desideriamo una tal cosa («non voglio»). Un soggetto in sovrappeso si può dunque chiedere: «non riesco o non voglio dimagrire?»; le neuroscienze ad oggi spiegano che il cervello in un soggetto obeso è predisposto a perdere la motivazione necessaria ad un simile sforzo. Questi meccanismi accadono a prescindere dalla propria volontà, ovvero da tutte quelle motivazioni che possono farci prendere la decisione «devo dimagrire»; possono dunque spiegare come mai anche persone molto determinate in altri aspetti della propria vita non riescano a perdere peso (e mantenerlo).

Alle osservazioni degli autori dell’articolo aggiungo una caratteristica nota a chi si occupa di obesità: l’obesità è causa di una infiammazione cronica di basso grado; dunque proprio tale infiammazione può essere causa della riduzione di dopamina che, a livello comportamentale, condizionerà la difficoltà nel perdere il peso una volta accumulato.

Tornando alla domanda del lettore, la sua intuizione è corretta, ovvero è proprio il grasso addominale ad essere particolarmente legato all’infiammazione cronica; tuttavia il motivo per cui nel sovrappeso si fatica a rimanere a dieta non sembra essere relativo all’anedonia, ma alla difficoltà nel mantenere con determinazione la motivazione al cambiamento. Il prof. Michael Treadway spiega questo apparente controsenso con una motivazione evolutiva: l’infiammazione è necessaria a combattere infezioni o guarire da ferite. Per tale motivo era normale (e protettivo) che durante la nostra evoluzione, in presenza di una infiammazione, fossimo più tranquilli, meno motivati a fare altre attività prima della guarigione. Anche per questo sono particolarmente allarmanti i dati di ottobre 2019 relativi all’obesità infantile in Italia che ci pongono al primo posto in Europa: si è portati a pensare che poi si cresce e basterà un poco di sport e una dieta e si sistema tutto, ma gli sforzi che un ragazzo deve fare per dimagrire sono enormi. Da oggi sappiamo che anche la dopamina rema contro i migliori propositi, facendo parte di quell’insieme di circoli viziosi che rendono l’obesità così difficile da contrastare.

Tag: obesità, grasso, dopamina, peso, dimagrire

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