Rifiuti-zero, chilometri-zero e filiere corte possono essere il futuro? Per la prima volta, forse, nella storia degli uomini lo zero assume un significato positivo e di valore verso il futuro. E per la prima volta decrescita non è più una parola malaugurante. Partiamo proprio da qui. Avete mai visto un povero felice? Questa la prima obiezione che viene posta a chi suggerisce che ormai non ci sono più spazi per la crescita economica degli uomini e che, dunque, prima o poi bisognerà decrescere. Ma è un’obiezione priva di senso, infatti di quali uomini parliamo? E a quale lasso temporale facciamo riferimento? E, soprattutto, quanti pianeti pensiamo di avere a disposizione? La crescita economica avviene sempre a spese del lavoro degli uomini e sullo sfruttamento dell’ambiente: il capitale economico è una trasformazione del capitale naturale del pianeta Terra. Ma, se si comprende facilmente che il capitale naturale non può essere infinito, visto che la Terra è un pianeta per definizione limitato, come mai si fatica a credere che quello economico debba essere anche esso limitato? Il problema è che, qualunque tecnologia si adoperi, i beni materiali naturali rimangono sempre quelli: gli uomini, invece, sono sempre di più e hanno esigenze sempre maggiori, come si può sperare che ci possa essere benessere per sempre e per tutti? In sostanza, l’economia è solo un sottosistema della biosfera e se quest’ultima non è integra e sana non c’è neppure alcuna economia prospera. Naturalmente il profitto è ancora salvo, ma solo perché gli uomini non sono tutti uguali e gli occidentali ricchi campano più a lungo e “respirano” meglio proprio perché gli altri campano poco e “respirano” male. Se qui da noi mangiamo pesce e carne in abbondanza e sprechiamo petrolio e gas è perché altri fanno la fame, restano poveri tutta la vita e non hanno mai conosciuto l’energia elettrica. Insomma il sistema capitalistico non potrà portare tutti gli abitanti del pianeta allo stesso livello di sviluppo (o, meglio, di spreco), ragione per cui è matematicamente impossibile che tutto il mondo continui a crescere ancora dal punto di vista del pil. E certo non potrà farlo ancora per i prossimi decenni. Semplicemente si tratta di un non-sense fisico, prima ancora che politico, economico e sociale.
Quale via di uscita? Una possibile è quella di azzerare: rifiuti-zero significa che finalmente l’uomo ritorna nell’alveo della storia naturale, in cui nessun animale produce materiali che non possano essere riciclati. Chilometri-zero significa che i prodotti vanno consumati localmente. Filiera zero signifca che meno chilometri si fanno per produrre beni, meglio è per gli uomini e per l’ambiente. Zero significa che è finita l’epoca delle addizioni e che inizia quella delle sottrazioni: sta a noi scegliere le migliori per non subire passivamente un declino traumatico. Zero, finalmente assume un valore positivo per una nuova umanità.
Perché lo zero può diventare un valore positivo
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