Il capitolo delle “reazioni avverse al cibo” (questa è la denominazione proposta dall’OMS) resta uno dei più controversi e scoraggianti della Dietologia. Le differenze di opinione, anche fra gli esperti, sono molte e riguardano l’attendibilità di alcune procedure diagnostiche giudicate “unproven” (ovvero carenti di validità diagnostica), sia dall’Accademia Americana di Allergia e Immunologia, sia dalle consorelle europee. Se nel campo delle allergie il responso del laboratorio consente valutazioni certe, per la presenza di specifiche immunoglobuline, tutto resta mal definibile quando si passa alle cosiddette intolleranze, idiosincrasie o comunque a delle meno gravi ma fastidiose “reazioni avverse” ad uno o più cibi.
Purtroppo, in assenza di risposte certe dal laboratorio, dilagano i test “alternativi”, costosi e spesso inutili. L’American Gastroenterologic Association ha perfino dettagliato, accanto ai test da praticare, anche quelli senza valore o controindicati (Test cutaneo intradermico con cibo, Test di citotossicità, Misura dell’attività elettrica cutanea, Biorisonanza, Conta delle pulsazioni pre e post cibo sospetto, Chinesiologia applicata, ecc.).
È scoraggiante, però, che sulla base di supposizioni più che di vere diagnosi si debbano poi adottare diete restrittive a tempo indeterminato, con esclusione di interi gruppi di alimenti e quindi col pericolo di aggiungere anche la beffa della malnutrizione, dovuta alla monotonia alimentare ed alle conseguenti carenze vitaminico-minerali. Però, quando si arriva a credere alla diceria che si possa “ingrassare” per colpa di un’intolleranza alimentare c’è veramente da preoccuparsi della “ingenuità” di certe persone. Le vere intolleranze, come l’intolleranza al glutine, sono destinate a provocare il dimagrimento e non l’aumento di peso! Non c’è dubbio che se un alimento provoca un anomalo transito intestinale e diarrea (come in alcune intolleranze) ne consegue che del materiale energetico anziché entrare nel sangue verrà sprecato nelle feci! Non per niente le anoressiche si provocano il vomito e assumono lassativi e purganti!
Tra le intolleranze enzimatiche più frequenti rientra il deficit di lattasi, meglio noto come intolleranza al lattosio. In questo caso disponiamo però di un accertamento utile: il test del respiro o breath test che valuta, nell’aria espirata dopo assunzione di lattosio, le tracce dei gas derivati dalla fermentazione dell’aliquota non digerita. I gastroenterologi hanno rilevato però che soltanto un terzo o al massimo la metà dei soggetti “etichettati” come intolleranti al lattosio lo sono veramente (spesso si tratta di “colon irritabile”) quando vengono sottoposti al test. Allora, accertiamoci di aver scelto per la diagnosi di “intolleranza” uno specialista del settore (meglio ancora un apposito centro ospedaliero o universitario) piuttosto che il mago di turno.
novembre 2014